l'Orient-Express in partenza da Venezia: essenza del mio immaginario
di treno, nonchè uno dei miei sogni nel cassetto
il rovescio della medaglia è che occorre programmare i viaggi con notevole anticipo e dunque non è possibile sapere se il giorno in cui partiremo il tempo sarà bello oppure no, dettaglio che non importa a chi viaggia per affari o è in transito, ma interessa moltissimo a me che voglio sempre fotografare. comunque, avendo già i biglietti pagati, sabato scorso sono partita per Venezia confidando nella mia buona stella. avevo in programma alcune cose e non sapevo bene da dove cominciare, quindi ho scelto la meta più lontana: Burano.
quest'isoletta, come mi confermano anche i sassi, è famosa per due cose: i merletti e le case colorate. io c'ero stata solo un'altra volta qualche secolo fa, ma sempre di sabato, e difatti il ricordo più forte che ho di quel giorno è quello del profumo del bucato steso ad asciugare. mentre ero sul vaporetto, mi chiedevo appunto se le massaie del posto avessero conservato l'abitudine di lavare i panni il sabato: ebbene sì, anche se devono aver cambiato ammorbidente.
il grosso dei turisti per fortuna si è riversato su Murano e quindi Burano era vivibile. questo non mi ha comunque impedito di cercare di infrattarmi lontano dal canale principale (che, se uno conosce Burano, è una battuta perchè quest'isola, per quanto deliziosa, è uno sputo).
dopo essermi opportunamente sfogata a fare foto, ho ripreso il vaporetto e sono andata alla Giudecca (e mi sa che ci ho messo lo stesso tempo che ad arrivare in treno dalla mia città a Venezia!!). qui ho visitato la mostra di Sebastião Salgado, Genesi. ho trovato le sue foto di una bellezza struggente; la mostra vuole essere insieme un omaggio e un grido di allarme per la terra.
si trovano esposte fotografie di bellezze naturali e animali, e immagini di popoli tribali che vivono ancora in maniera primitiva. ovvero: primitivo è ciò che definiamo noi che abitiamo nel cemento, circondati dalla tecnologia, ma per queste persone significa semplicemente vivere in simbiosi con la natura e curandosi di assolvere solo i propri bisogni fondamentali. malgrado il folto pubblico, mi sono ritrovata spesso divisa tra l'ammirazione e la commozione: il nostro pianeta è splendido! e la bellezza può veramente commuovere, tanto più se ci si rende conto del gravissimo rischio che corre di essere distrutta proprio da chi la dovrebbe rispettare e difendere.
ripreso il traghetto, non mi sono fatta mancare il solito gelato (anche se da passeggio, perchè temevo di avere poco tempo) e sono andata a visitare la mostra di Franco Fontana restando in un certo senso in ambito naturalistico, dato che questo fotografo è famoso per i suoi paesaggi. e non solo, infatti la mostra offre una visione competa del suo lavoro. sono rimasta nuovamente a bocca aperta di fronte ai colori saturi della campagna e a certi paesaggi urbani del tutto simili a quadri astratti; molto suggestiva anche l'ultimissima serie di foto del cimitero di Staglieno.
Fontana era presente, arzillo (malgrado gli 81 anni) e disponibilissimo, quindi anche se di solito rifuggo da queste cose, mi sono fatta autografare il catalogo della mostra e ci ho pure fatto due chiacchiere (con Fontana, non con il catalogo). in particolare gli ho chiesto qual era la sua macchina preferita, e lui ha risposto la Canon, puntualizzando che comunque la macchina è come la penna; quanto alle pellicole, ha citato Kodachrome ed Ektachrome. uscita di lì, mi avanzava ancora un'oretta abbondante prima del treno, quindi ho gironzolato con molta calma, ho scattato qualche altra foto e infine ho ripreso il treno per casa, rischiando di non raggiungerla perchè, giunta a Bologna, ho scoperto che alle 21 era partito il solito sciopero e i treni venivano via via cancellati a più non posso. meno male che il mio è stato confermato! quanto a quello che è successo sul treno... ve lo racconto domani!