Magazine Cinema

Su Re

Creato il 03 aprile 2013 da Eraserhead
Su ReNuvole nere scorrono sui picchi acuminati delle montagne, a valle, tra i ciottoli e i cespugli bassi, figure avvolte in tuniche nere schiaffeggiate dal vento osservano un uomo che soffre impotente inchiodato ad una croce. Non è il Golgota ma il Supramonte, come Gesù, Giuda, Pietro, Maria e gli apostoli non provengono dalla Palestina ma dalla Sardegna e non parlano l’aramaico bensì il dialetto sardo. Il progetto di Giovanni Columbu, che ha avuto una gestazione piuttosto lunga a causa della complessità del soggetto e delle problematiche relative al reperimento dei fondi, è un progetto che vale perché simbolo di un cinema nostrano e sotterraneo per nulla mansueto, aspro in ogni suo aspetto: Su Re (2012) è film che innanzitutto si prende l’onere di raccontare il Vangelo, e lo fa senza intenti parabolici ma solo perché, parole di Columbu (link), la storia in sé è bella e forte e merita, anche oggidì, di essere proposta ancora una volta. Narrare il risaputo attraverso una forma innovativa: al pari di Arcipelaghi (2001) l’architetto nuorese scompagina la linearità temporale, spezzetta gli accadimenti e li rimescola in un flusso pieno di passi in avanti controbilanciati da salti all’indietro; dal momento della crocifissione, il flashback (sorprendente quello di Maria che rivede davanti a sé i tre Magi) diventa la benzina che esplora in modo sconnesso i celebri passi biblici, e allora per noi tutto diventa un cupo viaggio tra barbe ispide e rughe che si direbbero centenarie, storditi da una lingua estranea, traumatizzati da un Cristo con il volto grossolano e dolente, quindi terreno, un Cristo lontano ere ed ere dalla salvezza.
Su Re ferisce per la sua rivisitazione conficcata in un humus che sebbene non appartenente alla vera storia è capace di renderla totalmente credibile, anzi, la rende più credibile di qualunque altra patinata messinscena della Passione dove lo strazio di Gesù è gratuitamente ingigantito, e Columbu, consciamente, ha compreso che l’universalità del sacrificio può avere anche cornice e interpreti avulsi all’etichetta; non importa che il cinema segua pedissequamente le sacre scritture, le dottrine, la catechesi, ciò che importa è che abbia un cuore pulsante fatto di intraprendenza artistica dove la primordialità si istituisce in un’evoluzione che non abbandona le radici, uno sguardo del presente (e del futuro) su ciò che immutabile rimane.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazines