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Succede (ma non dovrebbe).

Da Suddegenere

Succede che donne, associazioni e collettivi di donne, dicano di essere molto turbate per l’assassinio di Susana Chàvez e seriamente preoccupate per i dati del femminicidio in Messico.Pubblicano, a questo proposito, articoli ed appelli su blog e siti.

Succede che dal Messico arrivi una richiesta di sostegno internazionale ad una mobilitazione contro il femminicidio, fissata per il 17 gennaio.

Succede che ad accogliere questa richiesta, in Italia, si facciano avanti  le donne di un collettivo (del quale io non faccio parte).

Succede che queste donne inviino a 4 (quattro) mailing list e a molte associazioni femminili una mail nella quale chiedono di organizzare, assieme, una forma di protesta a Roma; e succede che nessuna risponda.

Succede, quindi, che queste donne coraggiosamente si ritrovino il 17 alle 10 in via Spallanzani assieme a: una donna dell’Udi, una donna della Casa internazionale delle Donne, una donna conosciuta in rete e due poliziotti.

Succede che attaccano

uno striscione NI UNA MAS per denunciare il femminicidio messicano.Siamo state ricevute dall’ambasciatore messicano e dal primo segretario degli affari politici a cui abbiamo espresso la nostra solidarietà e la richiesta di chiarezza su ciò che avviene da anni in Messico, abbiamo ribadito la nostra preoccupazione e il nostro impegno affinchè questi crimini non passino nel silenzio”. Che lo stesso segretario degli affari politici si aspettava almeno una settantina di persone e si è detto preoccupato del silenzio in Italia e che persino la questura sia rimasta perplessa circa il numero delle partecipanti.

A pensarci bene, quotidianamente, succede che piu’ di qualcuna si lamenti  che si parla troppo poco di tragedie che riguardano le donne nel mondo; e che qualcun’altra invece si lamenti quando se ne parla, perché-dice- lo si fa per moda o peggio ancora.

Succede che  sento o leggo, a volte,  donne-associazioni-collettivi lamentarsi-tra i denti- perché non si sentono, o non sono, sostenute dalle altre donne-associazioni-collettivi nelle battaglie per i diritti delle donne, salvo poi…

Succede, ma non dovrebbe.

Succede (ma non dovrebbe).
Marcia contro il femminicidio, Messico 15 gennaio 2011-foto di Clara Ferri

Succede (ma non dovrebbe).
contro il femminicidio, Messico-16 gennaio 2011-foto di Clara Ferri

Succede (ma non dovrebbe).
Donne daSud, Palazzo delle Esposizioni, Roma- 16 gennaio 2011- foto di Simona Granati

Succede (ma non dovrebbe).
Donna daSud, via Spallanzani-Roma-17 gennaio 2011, foto di Simona Granati

“”Donne daSud sono state ricevute dal Ministro José Luis Yunes Celis, Capo Cancelleria dell’Ambasciata Messicana a Roma e dal Primo Segretario Laura Olivia Mora Barreto, responsabile della Sezione Politica e dei Diritti Umani per l’Ambasciata del Messico. Le attiviste hanno mostrato la loro preoccupazione per quanto sta accadendo in Messico alle donne e consegnato un documento in cui si chiede di conoscere le ragioni di questi sanguinosi fatti. I funzionari hanno ringraziato la delegazione per l’interessamento dimostrato nei confronti della situazione vissuta da migliaia di donne messicane. Inoltre si sono dichiarati disponibili a fornire dati ufficiali sui femminicidi in atto, ma soprattutto hanno rivolto un appello affinché le donne di tutto il mondo non si dimentichino delle donne messicane.“NI UNA MAS”. Questa la scritta presente sullo striscione appeso sotto l’ambasciata Messicana di Roma dal collettivo femminista Donne daSud in occasione della giornata internazionale contro i crimini di femminicidio.

UN’INIZIATIVA DI PROTESTA per chiedere di fermare la strage di donne messa in atto in Messico, in particolare nello Stato di Chihuahua. Nel 2010 sono state uccise 446 donne, 900 negli ultimi cinque anni.

Donne daSud sono state ricevute dal Ministro José Luis Yunes Celis, Capo Cancelleria dell´Ambasciata Messicana a Roma e dal Primo Segretario Laura Olivia Mora Barreto, responsabile della Sezione Politica e dei Diritti Umani per l´Ambasciata del Messico. Le attiviste hanno mostrato la loro preoccupazione per quanto sta accadendo in Messico alle donne e consegnato un documento in cui si chiede di conoscere le ragioni di questi sanguinosi fatti. I funzionari hanno ringraziato la delegazione per l´interessamento dimostrato nei confronti della situazione vissuta da migliaia di donne messicane. Inoltre si sono dichiarati disponibili a fornire dati ufficiali sui femminicidi in atto, ma soprattutto hanno rivolto un appello affinché le donne di tutto il mondo non si dimentichino delle donne messicane.

L´ultima vittima in ordine di tempo è stata Susana Chávez, attivista contro i femminicidi a Ciudad Juárez, e leader del movimento “Nì una màs”, che lottava proprio contro gli omicidi femminili. Aveva 36 anni. Hanno gettato il suo corpo seminudo per strada. La testa era avvolta in un sacchetto di plastica nero. Le mancava la mano sinistra.

La situazione a Ciudad Juàrez, principale zona franca industriale messicana, in cui le donne occupano il 48,3% dei posti di lavoro disponibili, è veramente drammatica: basti pensare, infatti, che oltre agli omicidi seriali, le statistiche indicano che il 70% delle donne che vi si rivolgono per cercare aiuto sono state picchiate dai loro mariti, mentre il 30% lo sono state da qualcuno che conoscevano. In un anno sono state presentate 4540 denunce per stupro (12 al giorno) e ugualmente, le molestie sessuali e le minacce di licenziamento, da parte dei supervisori e dei proprietari delle maquiladoras, alle donne che rifiutano le avances, sono un fenomeno corrente.

Ieri, per mantenere alto il livello di attenzione dei media, il collettivo Donne daSud ha messo in scena un flashmob davanti al Palazzo delle Esposizioni di Roma, dove sono ospitate tre mostre sul Messico. Le ragazze avevano tutte una maglietta insanguinata e tenevano alte le croci rosa con i nomi delle vittime recentemente ammazzate in Messico.

Erano li per urlare che l´assassinio di Susana Chávez si iscrive nell´ambito dei femminicidi, che Susana è morta perché donna e perché donna che ha denunciato questi crimini, Per rendere visibile lo sconcerto, l´offesa, la ferita, l´aggressione che proviamo ogni giorno davanti all´indifferenza che c´è nel mondo e in Italia al dramma delle violenze sulle donne.

Non una in più – se non ora quando?
“”

(da Donne daSud)


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