Questa mattina è stato presentato a Roma, al Tempio Adriano, il rapporto Svimez 2014 sull'economia del Mzzogiorno. La Svimez è una associazione privata non lucrativa, costituitasi nel 1946 con lo scopo di favorire lo sviluppo e l'industria nel Mezzogiorno.
I dati di questa mattina raccontano di un sud poverissimo, discriminato e senza lavoro, con alti tassi di povertà, emigrazione e disoccupazione e soprattutto con un progressivo invecchiamento della popolazione residente. Un elemento significativo è il fatto che le nascite nel 2013 sono state in numero inferiore alle morti per il secondo anno consecutivo: un indice che depone chiaramente per la condizione di incertezza del futuro e lo stato di povertà diffuso delle famiglie, un dato che rimanda alle gravi crisi del periodo del primo dopoguerra.
- i dati: 116.000 emigrati nel 2013, aumento del 40% delle famiglie povere, riduzione del 53% di investimenti industriali negli ultimi 5 anni di crisi, calo dei consumi del 13% in 5 anni, occupati a 5,8 milioni, cifra che riporta indietro fino al 1977, una disoccupazione con il dato "corretto" al 31,5% e non al 19,7% come indicherebbero i dati ufficiali che però non computano le persone che non hanno più cercato lavoro negli ultimi sei mesi (ndr). Caduta dei redditi del 15% tra il 2008 ed il 2013. Calo del Pil al sud del 3,5% solo nel 2013. Tasso di disoccupazione per la fascia d'età inferiore a 35 anni del 35,7%. Lungo periodo di disoccupazione al termine degli studi: un giovane che finisce gli sudi al sud impiega mediamente sette anni in più a trovare lavoro rispetto ad un coetaneo del nord. Calo dei passaggi dalla scuola superiore all'Università con percentuali del 51,7% al sud, con un calo rilevante negli ultimi dieci anni. Svantaggio di genere con relega delle donne in ruoli professionali di bassa qualifica. Emigrazione massiccia verso le regioni del nord, specie Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna. L'emigrazione dei laureati in particolare è aumentata del 50% fra il 2007 ed il 2012 ( da 17.000 a 26.000). La povertà severa delle famiglie al sud è aumentata del 7% nel periodo da 2008 al 2012: persone che non possono pagare l'affitto e/o nutrirsi a sufficienza.
- le previsioni: per il prossimo futuro le proiezioni espresse da Svimez sono poco confortanti, persisterà la recessione al sud, benché cominci per il nord una timida ripresa, caleranno ancora consumi ed investimenti con ulteriore perdita di posti di lavoro. Nel 2015 il Pil nazionale dovrebbe registrare una salita del +0,8% risultante dal +1,3 del nord ed il -0,7 del sud.
- La proposta: un capitolo di politica industriale nazionale, mirata al potenziamento del sud, compensazione fiscale, un rilancio degli investimenti strutturati intorno a progetti di medio e lungo termine che mettano a fuco e valorizzino le risorse locali e prima di tutto il patrimonio artistico e culturale, quindi riqualificazione delle aree urbane e dei territori dell'interno. Viene anche richiesto di escludere dal computo deficit/Pil le spese di cofinanziamento nazionale per gli investimenti nel Mezzogiorno. Auspicate anche misure aggiuntive e politiche economiche nazionali mirate al recupero del tessuto sociale e produttivo del meridione da protrarsi negli anni 2014-2020. In sintesi i quattro drivers da mettere in campo per favorire lo sviluppo delle regioni meridionali sarebbero: rigenerazione urbana, aree interne, logistica e l'industria culturale.