Delle grandi mancava solo la formazione del Sudafrica campione del mondo in carica, è appena stata rilasciata in conferenza stampa dal coach P.Divvi (lo chiamano così il mercuriale Peter de Villiers, in analogia col rapper Sean Combs aka Puff Daddy aka P. Diddi).
Nella realtà gli annunci ufficiali sono stati sinora diciotto sulle venti nazionali partecipanti (seguiteli tutti sul nostro tumble-log di servizio RR Tumblr); mancano ancora Samoa (impegnata fino al 27 in una serie di test casalinghi - per risparmiare - con Western Force) e Romania.
Ovviamente nel caso del Sudafrica non c'erano dubbi che si sarebbe trattato di una selezione fondata sui "soliti noti", un gruppo definitosi nel 2009 con la tournée dei Lions. Difatti di quel gruppo mancano solo due infortunati, Juan Smith e il lungo Bekker. La "Vecchia Guardia" è tornata sugli scudi all'ultimo momento utile - del resto, quando il gioco si fa duro ... con la vittoria sugli All Blacks a Porth Elizabeth di sabato scorso. Un evento che ha riportato in auge quel "patto" tra senatori e coaching team, che era sembrato vacillare sull'onda degli insuccessi e delle relative polemiche. Di fatto, ora con l'accordo di tutti s'è tornati a quel che s'era detto dall'inizio: 18 convocati su 30, quasi 2/3, sono campioni del mondo reduci, la Vecchia Guardia appunto. Come sempre però, nell'esercizio sottile della selezione, mezzo arte mezzo scienza, mezzo sensibilità ed equilibri mezzo statistiche, c'è spazio per qualche sorpresina.
Neanche a dirlo, il Sudafrica andrà in Nuova Zelanda col modulo classico 16 avanti - 14 trequarti.
Partiamo dal fondamentale reparto avanti. I quattro piloni prescelti sono Tendai "The Beast" Mtawarira, Gurthrö Steenkamp, CJ van der Linde e il dottor Jannie du Plessis. Nessuna sorpresa in linea con quanto provato (esperimenti in trasferta a parte) e anche in conseguenza dell'infortunio di BJ Botha, unica alternativa credibile ai selezionati.
Logici anche i tre specialisti del tallonaggio: Bismark DuPlessis, capitan John Smit e il rinfrancato Chiliboy Ralepelle (un paio di mete nelle trasferte del TriNations). Non per caso anteponiamo il fratello del pilone al capitano: la partita di sabato ha dimostrato, se ce ne fosse stato il bisogno, che i Boks non possono prescindere dalle capacità di Bismark, che oltre a costituire un ottimo ancoraggio in mischia e un buon lanciatore in rimessa è anche e soprattutto una terza linea aggiunta nel gioco aperto, fungendo da ball carrier numero uno e da leader nei breakdown. Una figura chiave alla luce dell'assenza dell'altro percussore da davanti Juan Smith. L'ha sottolineato lui stesso - guardate che sono prezioso - sbuffando apertamente, quasi da calciatore, quand'è stato sostituito.
Il capitano dal suo verso è imprescindibile sul piano della leadership, degli equilibri interni: dovrà ricavarsi in accordo col management un ruolo più defilato, di minor minutaggio, quasi da impact player (cosa che non è), sperando venga usato come pilone jolly solo contro le Pacifiche (il suo rendimento a destra o a sinistra non è di alto livello, diciamo).
In seconda linea, assieme ai due eterni granatieri attenti-a-quei-due Victor Matfield e Bakkies Botha, viene chiamato a sorpresa dall'Irlanda il poco provato Johann Muller. Il quarto è il veterano multi-impiego nei loose five Danie Roussow. Qui non sorprende tanto lo scarto di Gherardt Mostert - era già partito per Parigi, il Top14 inizia questo fine settimana, quanto quello di Flip Van der Merwe che molti davano per certo, forse le risultanze sullo stato di salute del giovane non sono positive.
Siamo giunti alla terza linea, reparto fondamentale per tutti ma addirittura cruciale per il modello di gioco "distruttivo" - sia in fase difensiva che di ripartenza - applicato dai Boks. Qui non c'erano dubbi che Pierre Spies sarebbe stato il nr.8 designato e che sarebbe stato della partita anche Shalk Burger, pur mai visto in campo dopo l'infortunio in semifinale del SuperXV.
La buona notizia è il recupero di Heinrich Broussow: al Nelson Mandela Bay Stadium s'è rivisto il re dei grillotalpa che distrusse i Lions nel 2009; il problema di Peter de Villiers è avere un backup per questo fragile openside. Non c'è un altro come lui; la scelta per esclusione (dopo il no show di Deon Stegmann) è ricaduta logicamente su Francois Louw, in auge l'anno scorso ma poi sparito, tanto da accettare di trasferirsi a Bath. L'altro problema è il lato cieco, lasciato scoperto dal mancato recupero di Juan Smith. I ball carrier saranno Shalk, Danie, Bismark dal numero 2 e Willem Alberts. Non prendono l'aereo il poco decisivo Ryan Kankowski, lo zazzeruto Ashley Johnson, Deysel etc.etc.
Se davanti sono gli infortuni a determinare le scelte, dietro invece la vittoria di sabato sugli All Blacks ha restituito certezze non solo e non tanto sulle persone, quanto sul modello di gioco. Inutile spremersi le meningi, il Sudafrica funziona quando gioca "fisico", sacrificandosi nell'applicare ottanta minuti di implacabile scrambling defense alla morte sia a metà campo che a un centimetro dalla propria linea di meta, nel caricare a tutta forza il punto di impatto, nella mobilità prima di tutto difensiva di centri e ali.
La regìa delle ripartenze è di Fourie DuPreez; assieme a lui P.Divvi porta due mediani che NON possono sostituirlo (forse parzialmente Hougaard); sono alternativi, e flessibili nell'impiego: Ruan Pienaar può anche esse schierato apertura, e come mediano più "flemmatico" può venir buono nelle partite "B" dove il pallino ce l'avranno per forza i Boks; mentre Francois Hougaard è anche e prima di tutto una gran bell'aletta.
All'apertura, sabato s'è riguadagnato il posto Mornè Steyn, ma Butch James continuerà a marcarlo stretto anche in Nuova Zelanda. L'apertura dei Bulls s'è dimostrato ideale per quel modello di gioco old skool. Obbligherà anche agli straordinari difensivi i compagni, ma li ripaga con gli interessi finalizzando tutto: con lui in campo l'opzione drop è sempre ON e le difese avversarie devono alzare la loro "no fault zone" di trenta metri (sabato ha segnato 4 punizioni da metà campo).
Al centro, sabato han strappato applausi come ai vecchi tempi la coppia Jean de Villiers - Jaque Fourie (il migliore in campo). Il loro rincalzo sarà Juan De Jongh che poco s'è visto anche se abbastanza ha giocato negli ultimi tempi. Al posto inside ci può andare Butch o anche Frans Steyn (il ragazzo avrà messo su venti chili, ancora un po' e prende il posto di John Smit come jolly in prima linea!), fuori il centro di Western Province risulta preferibile a Wynand Olivier.
In fondo al campo, le buone notizie della non gravità degli infortuni di Frans Steyn e del 20enne Patrick Lambie non lasciavano apparentemente spazi, e invece P.Divvi si porta anche il controverso Gio Aplon. Evidentemente Lambie lo si considera anche per l'apertura e piacciono più le cariche da lontano del fullback di Città del Capo che quelle di Zane Kirchner; comunque rimane strano da vedere (e un rischio in difesa), lui così minuto in una squadra tutta over 100kg anche in fondo.
Ai lati si son riguadagnati i loro posti con onore i veterani Brian Habana e JP Pietersen ma a loro rincalzo, sorpresa sorpresa, torna Odwa Ndungane, preferito al più giovane e potente ma meno esperto - soprattutto nei piazzamenti difensivi - Lvazi Mvovo.
E' un reparto arretrato contrassegnato da una grande flessibilità e intercambiabilità. Tanto là dietro c'è poco da pensare agli schemi: con palla in mano è giù il gettone, senza possesso invece vale la regola dei campi di battaglia del Settecento, dirigersi dove si sente rombare il cannone.
Come detto ben 18 sono i veterani della campagna di Francia e 12 scesero in campo nella finale (mancano solo Os DuRandt, Juan Smith e Percy Montgomery - oggi assistant coach per i calci) ; ci sono nove Bulls, otto Sharks, sei Western Province, due Lions e un Cheetahs, mentre quattro sono "stranieri" anche se altri partiranno dopo il mondiale (due Ulster, un Racing, un Bath).
Finiti gli impegni extra con una nota in crescendo, adesso per i Boks basta polemiche, ripensamenti, considerazione di alternative o cambi di gioco (peraltro tutti silenziati dopo la partita vincente "old skool" di sabato), ora tutti sono focalizzati nella difesa del titolo. Molti saranno i sudafricani che viaggeranno in Nuova Zelanda a tifare (senza le vuvuzelas).
Il loro è il girone forse più aperto, imprevedibile: Namibia a parte, ci sono Fiji un po' in crisi ma mai da sttovalutare e Samoa, cresciuta tantissimo nel collettivo e con individualità da brivido, più il Galles.
Magazine Rugby
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