Di Gabriella Maddaloni. È stata rilasciata dalle stesse autorità che l’avevano fermata all’aeroporto di Khartoum, mentre tentava di lasciare il Sudan col marito e i figli Meriam Yeya Ibrahim, la ragazza sudanese di ventisei anni condannata a morte per apostasia e poi graziata.
Meriam, divenuta famosa in tutto il mondo suo malgrado, perché condannata a morte per essere cristiana pur essendo figlia di un padre islamico, è stata poi liberata dalle autorità grazie alla massiccia pressione internazionale.
Scarcerata lunedì scorso, la giovane donna ha tentato di lasciare il Sudan assieme al marito e ai due figli, che hanno la cittadinanza americana, alla volta degli Stati Uniti. Giunta all’aeroporto, però, è stata riarrestata con l’accusa di falsificazione di documenti e false dichiarazioni in merito al lasciapassare concessole dall’ambasciata del Sud Sudan.
Tuttavia, come scrive sulla pagina Facebook di “Italians for Darfur” la presidente Antonella Napoli: “Le autorità sudanesi hanno rilasciato Meriam Yeya Ibrahim. Ce lo confermano i nostri referenti di Sudan Change Now. La donna è stata trasferita in un luogo sicuro dagli stessi servizi segreti che l’avevano bloccata e sottoposta a un lungo interrogatorio. Resterà in un luogo sicuro in attesa dei documenti di viaggio. Forse è finita! Anche il dipartimento di Stato Usa ha assicurato che le autorità, dopo aver sentito Meriam per diverse ore per questioni legate ai documenti, l’hanno lasciata andare perché non era formalmente in arresto. Sulla vicenda sono intervenute anche altre rappresentanze diplomatiche, tra cui quella italiana che è intervenuta subito dopo il fermo per accertare cosa fosse avvenuto e per velocizzare il suo rilascio”.
Il marito della donna, Daniel Wani, si dice però “preoccupato”, perché a suo avviso i documenti erano perfettamente in regola e che l’ambasciata del Sud Sudan poteva tranquillamente darle il lasciapassare per gli Usa, dato che lui e i loro figli hanno la cittadinanza americana. “Siamo preoccupati, è per questo che vogliamo lasciare il Paese il prima possibile”.
È davvero finito l’incubo per la giovane Meriam e la sua famiglia? Si spera che questa sia la volta buona.