Alla ricerca di popoli, storie e avventure Passaggio a Nord Ovest approda in Sardegna dove si concentra 85% dei sughereti, una ricchezza ambientale e economica da difendere. Il sughero naturale che è il costituente principale della scorza di grossi alberi, in particolare della Quercia da Sughero (Quercus suber), sulla quale arriva a formare un rivestimento di parecchi centimetri. E’ un materiale che, oltre all’elevato potere isolante, da prova di ottima traspirabilità e non è attaccabile da parassiti e muffe, purché si tratti di pura polpa di Sughero. Grazie alle sue caratteristiche di duttilità, leggerezza ed elasticità viene utilizzato nella produzione dei tappi per vini di qualità, nell’edilizia, nell’isolamento acustico, nell’industria dell’abbigliamento
e calzaturiera, nell’arredamento e nell’oggettistica per la casa e nell’artigianato artistico in cui vengono creati oggetti e souvenir tipici destinati al turismo e altri oggetti d’uso comune. Alimenta ogni anno un giro d’affari di circa 60 milioni di euro con i suoi 20 miliardi di tappi/turaccioli prodotti ogni anno.
E tutto nasce da un gesto antichissimo, frutto di millenni di esperienza. Lo scorzino decortica la corteccia, è la fase iniziale del ciclo di trasformazione del sughero, consta nel distacco del sughero dal tronco e viene effettuata tra maggio e agosto quando l’albero rilascia facilmente la corteccia sugherosa, senza provocare danni ai tessuti vegetali sottostanti. Le tavole vengono messe a stagionare per 14 mesi, qui perdono umidità e si compattano. Viene bollito per la sterilizzazione e pressato per renderlo docile alla lavorazione. Tagliato in listelle si trasforma attraverso macchine che, ce lo ricon

Dai sughereti alla preistoria attraverso i dipinti sacri realizzati all’interno di grotte paragonabili agli affreschi delle nostre cattedrali, che ci raccontano miti eleggende dell’era glaciale. Verso la fine del secolo scorso vennero scoperte nella Spagna settentrionale e nella Francia sud occidentale alcune grotte, rimaste inaccessibili per migliaia di anni, che celavano al loro interno una straordinaria quantità di “opere d’arte” risalenti all’era glaciale. Di tutti i ritrovamenti, non c’è dubbio che il più famoso ed affascinante sia quello di Altamira. Gli “affreschi” sul soffitto sono composti da 25 raffigurazioni policrome; tra i colori domina il rosso ocra, seguito dal bruno e dal nero. Gli animali sono rappresentati a grandezza quasi naturale. Scene che lasciano senza fiato, soprattutto bisonti, ma non mancano veri e propri schizzi di straordinaria finezza raffiguranti cerve, stambecchi e bovidi. Veri capolavori che gli uomini dell’era glaciale hanno realizzato, sfatando il mito di esseri, rozzi e selvaggi.
La loro principale attività era la caccia che permetteva la sopravvivenza. Ingraziarsi gli dei per ricevere in cambio il cibo era lo scopo di queste raffigurazioni. Cercavano protezione per il mondo reale, nel sovrannaturale e nelle grotte, dimora degli dei, armati di coraggio, si addentravano per celebrare riti e sacrifici. Gli uomini che hanno concepito questi capolavori erano prevalentemente nomadi, vivevano di caccia, pesca e raccolta . Dipendevano in tutto e per tutto dalla natura e dagli animali, ai quali attribuivano qualità soprannaturali. Gli spiriti degli animali uccisi erano venerati attraverso la pittura e ringraziati per il cibo concesso.


“Da Altamira in poi tutto è decadenza ” diceva Pablo Picasso e ” nessuno di noi è in grado di dipingere così bene”.






