28 maggio 2012 Lascia un commento
Splatter come se il termine fosse stato inventato per questo film, in realta’ schiude un thriller a base di polizia, siti internet, misteriose investigatrici e rotoli di carne umana.
Comincio ad affezionarmi a questo regista perche’ alla pari di altri suoi colleghi, tutti e soltanto dall’oriente con furore, ha il coraggio di fare il suo cinema e di farlo con intelligenza e originalita’, senza per questo rinnegare le lezioni apprese dal passato perche’ se e’ vero che il suicidio di un’adolescente e’ un argomento complicato, buttarne sotto un treno una cinquantina, e’ originale divertissement che nel mondo reale, solo un deviato puo’ prendere sul serio.
Indubbiamente Sono ha in Miike forse non un maestro ma certamente un sodale, complice quando inonda il set di sangue e amputa arti, certo un gemello nell’esagerazione che stempera drammi e situazioni, togliendo gore e aggiungendo thrilling, lezione che il nostro Argento ancora insegna a distanza di 40 anni.
L’intreccio e’ notevole, la tensione altissima, la soluzione pare ad un certo punto sottomano ma si sfalda coi minuti che passano. La possibile eroina diviene vittima e la possibile vittima la chiave per comprendere il giallo.
Alcuni elementi che inquietano e non poco, vedi la voce di bambino al telefono, fanno parte degli archetipi dell’horror eppure se ben usati, magari con piccole accortezze, compiono ancora il loro sporco lavoro.
Cosa non va in conclusione? Che non c’e’ la conclusione ecco tutto.
Finale a dir poco aperto, in realta’ prima parte di una trilogia che il regista intendeva e intende girare e del quale conosciamo solo un seguito che poi seguito non e’. Forse.
Ad ogni modo il film merita di essere visto, basta sopportare il tenersi dentro una tensione che non si sfoga.