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sul far l’amante

Da Gynepraio @valeria_fiore

Il desiderio inconfessabile e recondito di ogni blogger è che tutti gli essere umani dotati di connessione Internet passino il loro tempo libero a leggere i suoi post, chiedendosi quale articolata mente li abbia mai partoriti, ridendo sguaiatamente delle sue trovate, augurandosi fortemente di conoscerla e magari toccandosi pure un pochino. Pensandoci bene, nel mio caso, sarebbe d’aiuto piantarla di scrivere di mia nonna, del metodo di preparazione della marmellata di uva fragola e delle lettere anonime indirizzate a mio padre per affrontare finalmente argomenti succulenti, generare dibattiti, dividere l’opinione pubblica, provocare reazioni.

A ben pensarci, anche un dominio meno sfigato avrebbe agevolato. Dovevo scegliere un nome evocativo tipo “ilcovodellevogliose”, invece di Gynepraio, una parola che sa subito di rovi, problemi e malattie veneree. E’ stata molto più lungimirante l’autrice del neonato www.sexandtheciturin.wordpress.com, che si vince una bella marketta per il suo post sui triangoli amorosi e per la capacità di risvegliare ricordi di quel breve periodo della mia vita in cui facevo l’amante e mi vergognavo come una merda su un cuscino di broccato.

Succede anche nel Gynepraio di innamorarsi di uno già fidanzato. Di frequentarlo, essere a conoscenza della situazione, darsi una data limite, cercare ostinatamente segnali del loro imminente scoppio, ovviamente non trovarne manco uno e quindi inventarseli di sana pianta, rosicare rosicare rosicare, lasciare perdere che non si può andare avanti così. Periodiche ricadute, chiedersi come sarebbe se, ancora rosicare rosicare rosicare. Chiedere una presa di posizione, non ottenerla, chiudere definitivamente. Fare un viaggio, rinsavire.

Sono stati mesi di alti e bassi, in cui l’unica costante era il pensiero per la sua ragazza ufficiale. Non avevo manco la soddisfazione di dire “Che ci troverà mai in quella?”. Carina, conferma Facebook. Con un curriculum stratosferico, dice Linkedin. Addirittura simpatica, di buon cuore, tenera, innamorata, sostengono comuni conoscenze. Ce n’era già a sufficienza per sentirsi male, no?

No. Avevo pronta anche la SCENEGGIATURA. Lei che lo accoglieva a casa dopo che lui era uscito con me, che gli chiedeva amore come stai. Che gli lavava le camicie, quelle che metteva per uscire con me. Che si sedeva sulla stessa auto su cui il giorno prima stava il mio culo. Probabilmente senza dubitare della sua buona fede. Mi sentivo malevola. Ma non come quando nelle ultime file della chiesa critichi l’abito nuziale della sposa, o quando fai affermazioni snob sui gusti musicali altrui. Nemmeno come quando dici “poveri negretti” guardando i bambini africani con la pancia gonfia mentre addenti un krapfen.

Perché intimamente non riesco a immaginarmi morente di fame in Darfur, ma ci metto 3 secondi netti a pensarmi in cucina, a fare una zuppa di farro per quando il mio compagno tornerà a casa affamato. Sorridente, serena e cornuta. Mi sono anche immaginata -per nulla sospettosa, come me- a scoprire tutto. Delusa, tradita, stupida. A chiedermi come possa un’altra donna un altro essere umano essere così superficiale da non capire che le sue azioni hanno delle ripercussioni sulla mia vita. Che mi sta facendo deliberatamente soffrire. Desiderare tutto il suo male, perché tra me e lui ci sono cose grandi che vanno salvaguardate e può trovare modo di rimediare al suo errore, mentre tra me e lei non c’è niente.

Ecco, cosa penso del fare l’amante. E neanche stavolta sono riuscita a usare quelle parole che agevolano Google nel trovarti. Non vogliatemene, le metto tutte qui: cazzo, culo, figa, stretta, larga, pelosa, tette, grandi, pompino, scopare, nani, pecorina, milf, brunette, ragazze asiatiche vogliose, ingoiare, leccare, succhiare, squirt, pioggia dorata. Baci a tutti (ma questo a Google non interessa).


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