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Sul registro elettronico

Creato il 05 febbraio 2014 da Profrel
Per quanto abbia un approccio positivo nei confronti della tecnologia, faccio mie le perplessità sollevate da Roberto Carnero su Avvenire del 18 gennaio 2014:
«Nel mio liceo da settembre è diventato ob­bligatorio l’utilizzo del registro elettroni­co di classe, mentre – quanto al registro personale di ogni docente – si è lasciato a ciascuno di noi la facoltà di scegliere se u­tilizzare, anche qui, il registro digitale, op­pure se continuare a usare quello cartaceo ancora per un anno (l’ultimo, perché dal prossimo anno scolastico sarà obbligato­rio per tutti quello elettronico). Confesso di aver scelto il registro cartaceo, come hanno fatto molti altri colleghi. Non tan­to per pigrizia o per misoneismo, quanto per una pratica ragione di prudenza: con la connessione Internet che va e viene, che un giorno si blocca e l’altro pure (nella mia scuola, ma, a quanto mi dicono, nella maggior parte degli istituti statali), mi preoccupava il fatto di potermi trovare qualche mattina a non poter accedere ai dati. Man mano che le settimane sono passate, mi sono convinto di aver fatto la scelta giusta. Perché sono molte le la­mentele dei colleghi che invece hanno a­derito alla sperimentazione: lamentele che non riguardano soltanto la mera questio­ne tecnica della connessione, ma una più ampia e più seria tematica pedagogica. Poiché con il registro elettronico i genito­ri degli studenti possono accedere, trami­te password, ai dati dei loro figli (assenze, voti ecc.), cioè a un’informazione in tem­po reale della situazione scolastica, si by­passa la mediazione dello studente, an­dando a creare un rapporto diretto tra do­cente e genitori. Si tratta però di un rap­porto solo apparente: l’informazione del registro è 'grezza', si riferisce solo ai dati quantitativi (i voti) e non può in alcun mo­do sostituire una vera relazione scuola­famiglia, che è data soltanto dall’incontro e dal confronto diretto e personale tra in­segnanti e genitori. C’è poi un altro problema, ancora più se­rio, rappresentato dal rischio di favorire una de-responsabilizzazione degli stu­denti rispetto alla condivisione delle si­tuazioni scolastiche con la famiglia. Que­ste informazioni in tempo reale costitui­scono un pericolo per l’autonomia della crescita degli studenti, concorrendo (in­sieme con il telefonino, che qualcuno non a torto ha definito «guinzaglio virtuale») a quel «controllo elettronico» a distanza, che spesso genera nei ragazzi una certa ansia e può avere un effetto regressivo nei rap­porti con i loro genitori».
Che ne pensate?
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