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Sull’Ilva di Taranto ci vorrebbe, “in scienza e coscienza”, un sano revisionismo storico, altro che decreto anti costituzionale dei Pizzetti d’Italia

Creato il 23 dicembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Il “Decreto ILVA” recentemente approvato dal Parlamento, altro non è che l’ennesimo asservimento dell’attuale classe politica alla strenua difesa di attività industriali che ledono i Diritti dei Cittadini italiani. In “scienza e coscienza” affermo che quel voto sull’ultimo “Decreto ILVA” lede i Diritti dei cittadini italiani sanciti dalla Costituzione della Repubblica Italiana, Costituzione scaturita dalla Resistenza e dalla Lotta di Liberazione dal nazifascismo. I Padri Costituenti della Repubblica hanno inteso tramandare fin dal 1° gennaio 1948 alle future generazioni un messaggio chiaro. Ci riferiamo alla “Costituzione della Repubblica” dove all’ art. 1: si dichiara che “L’Italia è una Repubblica Democratica fondata sul lavoro”, all’art. 2 che riconosce “i diritti inviolabili dell’uomo”, all’art. 3 che riconosce “pari dignità sociale fra i cittadini”, all’art 4 che riconosce “il diritto al lavoro”, all’art 9 che “tutela il paesaggio e il patrimonio storico ed artistico della Nazione”, all’art. 32 che “tutela la salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività”, all’art 41 in cui si dichiara che “l’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi ed i controlli opportuni perchè l’attività e conomica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata ai fini sociali.” Fin qui alcuni tra gli articoli più significativi (art. 11 compreso “L’Italia ripudia la guerra”) della “nostra” Costituzione Repubblicana, tanto bella quanto spesso inapplicata. Viene da chiedersi, alla luce dell’ultimo Decreto del Governo “tecnico” Monti, se questi articoli sono rispettati “in scienza e coscienza” dall’ultimo Decreto del Governo Monti sull’ILVA di Taranto. Se la risposta è affermativa ci piacerebbe conoscere come mai, dopo un anno dal suo insediamento, il Governo del Tecnico Monti si è deciso solo ora a far approvare il nuovo “Decreto ILVA” chiedendo l’ennesimo voto di fiducia al Parlamento, come mai non si è mosso appena insediato nel novembre 2011 se il settore siderurgico e la stessa ILVA (ex Finsider) di Taranto rappresentano davvero (ma a quale prezzo per i cittadini?) il “settore strategico” dell’industria nazionale, come mai il “tecnico” Monti ha deciso di percorrere questa strada che si contrappone e si oppone all’azione della Magistratura (altro organo autonomo dell’ordinamento dello Stato), dei Giudici e della Procura della Repubblica di Taranto, cui va la nostra piena ed aperta solidaretà. Magistratura di Taranto che ha assunto decisioni e posizioni importanti sulla base di indagini e di riscontri delle autorità sanitarie, di ASL e di ARPA Taranto, durati e noti da anni, senza che alcun amministratorie pubblico ed alcun politico prendesse gli opportuni provvedimenti e decisioni a tutela di lavoro, ambiente e salute. E’ allora solo il voto “in scienza e coscienza” su quest’ultimo “Decreto ILVA” che si ritiene necessario per “favorire un clima di serena comprensione e di responsabile partecipazione sociale e civile” nonostante i problemi di ILVA Taranto, malati e morti di tumore, attività agricole e territori distrutti dalla presenza delle diossine compresi? Ci riferiamo certamente anche a quanto dichiarava il 30 luglio 2012 il Presidente della Repubblia On. Giorgio Napolitano che, da giovane deputato ed esponente del mezzogiorno, fu convinto sostenitore, nel 1959-1960, della necessità, per la rinascita del mezzogiorno, della costruzione di un impianto siderurgico a ciclo integrale in quel di Taranto. Che dobbiamo pensare, “in scienza e cosicenza”? Che almeno un segnale di “sano revisionismo storico sull’argomento ILVA Taranto” sarebbe il minimo dovuto alle persone che in questi anni hanno pagato a caro prezzo il “diritto al lavoro”, rimettendoci “il diritto alla salute” e il “diritto all’ambiente sano”, tutto pagato con un pesante degrado ambientale: oggi chi paga, chi risarcisce questi lutti, questi ammalati, questa svalutazione e deprezzamento del territorio, abitazioni dei cittadini comprese? I “Padroni del vapore-ILVA-Taranto”, il Riva di turno, in questi giorni ha preferito “farsi una gita all’estero”, tanto per non lasciare dubbi, “in scienza ed in coscienza”. Siamo certissimi, invece, che chi ha votato a favore dell’ultimo “Decreto ILVA” conosce benissmo la città di Taranto, il “rione Tamburi”, il paese di Statte e anche la località Bellavista ed i loro abitanti, compresi quei pastori, allevatori e orticultori cui sono state distrutte, dopo le analisi di ASL e ARPA, intere mandrie e vietate e distrutte le coltivazioni perchè non più commestibili “causa diossina”. E Bellavista era un centro, questo, che probabilmente poteva essere il “biglietto da visita” per chi entrava in Taranto da Bari-Massafra, con vista sul mare e circondata da uliveti. Oggi la località Bellavista è soffocata dalla raffineria di Agip Petroli e dall’ILVA: della località Bellavista degli anni 1950, purtoppo, è rimasto solo il nome, ma questro è il futuro e la società del benessere, “in scienza e coscienza”.

Ezio Corradi

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