sulla scia di Don Winslow...
Creato il 09 novembre 2014 da Omar
Su L’inverno di Frankie Machine e Il potere del cane non dico nulla. Hanno già detto in tanti. Cosa aggiungere se non un forte abbraccio riconoscente a Don Winslow?Qualcosa, invece, su Le belve, Einaudi Stile Libero 2011.Una lotta per il controllo della droga, un cartello, quello di Baja, contro due “lavoratori” in proprio: Ben e Chon. Due tipi naturalmente diversi, che Don sa come far fruttare i personaggi: Chon il violento (siamo violenti per natura), Ben il pacifista (siamo socialmente condizionati alla violenza). Nel mezzo, tra i maschietti, Ophelia, o meglio O, ovvero orgasmi da tutte le parti, padre inesistente, madre incasinata (loro rapporto in chiave umoristica) in mille attività (anche istruttrice esistenziale per finire nelle braccia di Cristo). Non sto a riscrivere quanto buttato giù a suo tempo. Paginette a malapena intinte nell’inchiostro, ironia e umorismo che si mescolano a scene forti, amore, sesso e violenza con il desiderio, vano, di uscire da un modo di vita che pare senza sbocco. Qualche frecciatina politica, il marcio nelle forze antidroga commiste con gli stessi cartelli, movimento, lotta, sparatorie, teste mozzate. Un libro che lessi volentieri senza, però, essere colpito nel profondo.In seguito venne I re del mondo, Einaudi Stile Libero Big 2012.Praticamente il prequel de Le belve. Sempre con il suddetto trio. Anche qui vado al sodo. Varie vicende personali si ricompongono a pezzi come in un puzzle, il sogno di una generazione che diventa incubo, l’idealismo realismo, il realismo cinismo, il cinismo apatia, l’apatia egoismo, la Storia che si impantana tra il Watergate, l’Irangate, il Contragate, scandali e corruzione dappertutto. Non a caso la vicenda è un intreccio perverso tra polizia, trafficanti di droga, mafia e cartelli messicani.Sulla scrittura ebbi qualche remora. Capitoletti brevi, a volte stucchevolmente brevi, passaggio veloce da una vicenda all’altra e da un momento all’altro della stessa vicenda, raffiche di parole alternate a discorsi più ampi e alternarsi di cadenze temporali. Un virtuosismo, quello di Winslow, che mi parve diventare, nella sua infinita ripetitività, quasi un manierismo che sbiadisce l’evoluzione storica e quella individuale, i desideri, i sentimenti e le passioni fluttuanti nel tessuto narrativo corposamente sfilacciato. Così lo sentii, probabilmente con qualche involontaria forzatura e il solito gusto personale che ognuno di noi si porta dietro sin dalle prime biberonate di parole.Ed eccoci a Missing New York, Einaudi Stile Libero Big 2014.Manhattan fine agosto, trentanove gradi all’ombra. Pantaloni kaki, giubbotto antiproiettile, fondina con la .38 Smith & Wesson. Ovvero Frank Decker che deve ritrovare la bambina scomparsa di cinque anni Hailey Hansen. Madre Chery, lasciata dal marito. Organizzazione della ricerca: interrogatori porta a porta, pattuglia cinofila con il superbo cane Nikki, buttati all’aria anche i cassonetti. Occorre fare presto perché quasi la metà dei bambini sequestrati sono uccisi entro un’ora dalla loro scomparsa.Ricordi di Frank: casa piccola, quartiere tranquillo, padre che lavora per una compagnia elettrica, madre maestra alle elementari, caccia e pesca. Arriva la bella poliziotta Willie «gambe lunghe, bellissima» a dare una mano e arriva pure Kelly Martinson, reporter «con gli occhi brillanti» e una cascata di capelli. Purtroppo arriva anche la scomparsa di un’altra bambina ritrovata morta. La ricerca è infruttuosa, il caso deve essere accantonato ma Frank è tosto, duro, ostinato. Si dimette, l’obiettivo è riportare a casa Hailey Hansen.È la ricerca dell’eroe onesto e puro, del cavaliere senza macchia e senza paura innamorato della moglie Laura (occhi di un blu stupefacente) che non si lascia vincere nemmeno dalla forza dell’istinto sessuale (non mancano donne affascinanti che potrebbero scatenarlo). Un viaggio in luoghi diversi (Jamestown, Kingstone, Bearsville, New York che «ti aggredisce») ricreati con poche pennellate, di ricerche su internet, di colloqui, appostamenti, di cazzottoni ben piantati e di pistolettate senza creare il mattatoio sanguinoso tipico di vicende similari.Un viaggio tra bande giovanili, prostitute bambine, papponi, commercio schifoso di innocenti, ambienti riccastri popolati da relativa fauna e relativa piscina con donna nuda incorporata, (Zoloft e Prozac a portata di mano che anche i vermi pasciuti abbiano i loro guai), mafiosi della vecchia guardia e c’è pure la festa di santa Rosalia a ricordarci il luogo di partenza.Un viaggio punteggiato da sprazzi di soldato in Iraq senza le conseguenze nefaste, fisiche o psicologiche, di tanti personaggi prestampati, il sospetto che assale mentre la città scivola accanto con le sue speranze, le ambizioni, i sogni e le paure, la rivelazione finale aperta anche al subconscio. Un buon thriller, un ottimo thriller con una scrittura veloce e avvolgente (in corsivo la storia della bambina rapita parallela agli eventi) che non aggiunge, però, niente di nuovo al già conosciuto, partendo dal caldo boia e dall’esperto in analisi del comportamento, senza quell’atmosfera forte e quei personaggi epici e potenti che avevamo incontrato nei primi due libri citati. Dai migliori, dai Maestri bisogna pretendere, si deve pretendere di più.
(articolo by Fabio "Boss" Lotti)
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