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Sulla Via Francigena a San Gimignano

Creato il 14 dicembre 2012 da Nonsoloturisti @viaggiatori

La Via Francigena è un percorso usato dai pellegrini sin dal medioevo per raggiungere Roma e Gerusalemme partendo da Canterbury, in Inghilterra. I fedeli viaggiavano portando le insegne del pellegrinaggio (la conchiglia per chi era diretto a Santiago de Campostela, la croce per Gerusalemme, la chiave per Roma) e si riconoscevano per strada scambiandosi il saluto che ancora oggi è noto a chi intraprende la Via e a chi la abita: “Ultreia! Suseya!“, che stanno a voler dire “coraggio, sempre più avanti, sempre più su!”.

Sulla Via Francigena si trova anche la provincia di Siena, i cui comuni di recente si sono attivati per porre in rilievo questo percorso millenario e offrire ai moderni pellegrini, interessati più alle bellezze dei luoghi che alla spiritualità del gesto, la possibilità di goderne approfittando di ostelli a prezzi simbolici, indicazioni dettagliate sul percorso e tutta l’ospitalità e il calore per cui è famosa la terra senese.

Sulla Via Francigena a San Gimignano
Sulla Via Francigena a San Gimignano
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Sulla Via Francigena a San Gimignano
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Sulla Via Francigena a San Gimignano
Sulla Via Francigena a San Gimignano

San Gimignano è nota come “figlia della via” proprio perché attraversata dalla Via Francigena, e offre ai suoi visitatori un incontro ravvicinato con l’architettura medievale e l’arte sacra. Famosa per lo zafferano, le torri e il vino bianco, ben due leggende speculano sulla possibile origine del nome della città. Una chiama in causa un vescovo di Modena del V secolo, Geminiano, che avrebbe salvato i suoi concittadini dall’invasione di Attila invocando una fitta nebbia con la preghiera. La seconda leggenda parla di un altro vescovo, Gemignano, del IV secolo. Un chierico presente alle sue esequie, notando il magnifico anello del vescovo, se ne impossessò staccandogli l’intero dito. Pentito e sconvolto, l’uomo confessò il suo peccato ai religiosi di un piccolo paese, che presero in consegna la macabra reliquia e diedero alla località il nome San Gimignano.

A dare il benvenuto in città ai viandanti è Porta San Matteo, abbattuta e poi ricostruita nella sua forma attuale nel 1262. Da qui si prosegue per strade strette tipiche di un borgo medievale fino alla piazza del Duomo, su cui si affacciano anche il Palazzo del Podestà e la Torre Grossa. Di torri, per la verità, San Gimignano è particolarmente fornito. Divenute un’abitudine architettonica molto diffusa a partire dal XII secolo e usate per fare mostra del proprio prestigio, sono state soggette a crolli e abbattimenti nel corso dei secoli, ma qui ne sopravvivono ancora oggi ben tredici. La più alta è proprio la Torre Grossa, con i suoi 54 metri, seguita da La Rognosa che si ferma a 51. La costruzione di torri più alte fu proibita per decreto in modo da evitare la presenza di strutture pericolanti sopra la testa dei cittadini, ma gli Ardinghelli aggirarono tale divieto con un’astuta trovata: fecero costruire due torri, entrambe più basse del limite stabilito, ma in realtà le loro dimensioni alla base rivelano che si tratta di una sola torre divisa in due parti.

Proseguendo sulla Via fuori dalla città ci si ritrova immersi nelle meravigliose colline senesi, e se i piedi non tradiscono l’incedere dei chilometri si giunge fino a Monteriggioni, roccaforte militare voluta dalla Repubblica di Siena per resistere all’invasore fiorentino. Per non perdere l’occasione di ammirare le importanti testimonianza della storia sul percorso, l’ideale sarebbe farsi accompagnare da una guida, proprio come abbiamo fatto noi, ma forse la cosa veramente importante è arrivare a sera e farsi consolare da un letto comodo, un buon piatto di ribollita e una bottiglia di Chianti. Tutto nel pieno rispetto della tradizione locale.

 

Flavio Alagia

Flavio Alagia

Dopo una laurea in giornalismo a Verona, mi sono messo lo zaino sulle spalle e non mi sono più fermato. Sei mesi a Londra, un anno in India, e poi il Brasile, il Sud Africa… non c’è un posto al mondo dove non andrei, e non credo sia poco dal momento che odio volare. L’aereo? Fatemi portare un paracadute e poi ne riparliamo.

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