Così telefono a Patrick Faye, l’uomo che sa tutto su Gustave. Come ho scritto nel post precedente, si trova attualmente a Parigi dopo essere scampato a 20 anni di galera in Burundi per lo stupro di 5 bambine. E’ molto gentile e mi dà le coordinate del posto in cui si può incontrare Gustave. Gli sono così riconoscente che vorrei dirgli “se fossi una bambina, vorrei essere stuprato da lei”, ma forse non apprezzerebbe lo spirito.
Dopo essermi munito di un pezzo di capra al mercato di Kamenge (veramente Patrick ha suggerito di usare una capra intera, ma per una semplice foto penso che un pezzo possa bastare), parto per un nuovo safari al Ruzizi con mia moglie, mia cognato e l’autista. L’autista, che si chiama Céléstin, conosce il parco come le sue tasche e trova subito il posto indicato da Patrick. In effetti sulla sponda fangosa del fiume ci sono delle inequivocabili impronte di coccodrillo. “Sono enormi” sentenzia Céléstin. “Appartengono sicuramente a Gustave.”
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__________________________________________________________________________________A questo punto non ci resta che mettere il pezzo di capra (c’è la testa con attaccato un po’ di corpo) sulla riva del Ruzizi e aspettare. Secondo Patrick dovrebbe comparire prima delle 10. Mi nascondo dietro un cespuglio e aspetto con la Nikon puntata. Vengono le 10, le 11, le 12: niente che assomigli a un coccodrillo. Si vede soltanto qualche ippopotamo galleggiare pigramente in distanza. Mia moglie brontola che vorrebbe tornare a casa, mio cognato dice che ha fame (mangia come un porcello ed è altrettanto grasso), ma io tengo duro. Devo fotografare Gustave. “Gustave, da bravo, sappiamo che sei lì, vieni fuori”, grido. “Abbiamo della capra per te. Mmmh, che buona. E’ l’ora di pranzo. Guarda che me la mangio tutta.” Niente, il fiume è deserto, sono scomparsi anche gli ippopotami. __________________________________________________________________________
___________________________________________________________________________A un certo punto Céléstin balza in piedi e corre sulla sponda. “E’ arrivato Gustave?” chiedo speranzoso. “No, è arrivato… questo."
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_______________________________________________________________________________________“Che carino, bisogna dargli del latte”, dice mia moglie. “Ma è un ramarro, non basta nemmeno per fare un portamonete” protesto. “Forse è il figlio di Gustave” mi consola lei. "Magari il suo papà verrà a cercarlo..."
Dragor