Un po’ come le vocali di Rimbaud, questi pezzi di ghiaccio sagomato e colorato urlano al catalogo. Consumati in riva al mare, lanciano segnali alla memoria. Una memoria sfuggente, lontana, in un sinestetico cortocircuito.
AMARENA. Artificio sanguigno di un rosso caduto nel blu. Lo finisco e ho nuovo sete. Non sei più tu.
MENTA. Illusione d’alta quota per la boscosa anestesia del palato. Un verde alato.
ARANCIA. Acceso retrogusto d’agrumeti lontanissimi. Fiamma dell’oblio boreale. ma così… non vale.
LIMONE. Miracoloso frutto per carsiche digestione vestite di sole. Agisce anche sulla mole.
ANICE. Vorticoso vertcie celeste che gioca ad imitare l’amaro amore d’una medicina d’altri tempi. Non si è mai empi.
COLA. Antica novità di bruna tinta: c’è tutto il rumore del jukebox anni Cinquanta. E poi i Sessanta.
[R.S.]
Foto: copyright Khumbelo