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SundayDriver: l’impianto di scarico

Creato il 10 novembre 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online
scarico

Photo Credit: Brian Snelson / Flickr

Se le vostre auto sono rimaste senza voce o hanno ancora un po’ di asma residuo dal loro periodo in fabbrica la soluzione è una sola: lo scarico!

Le modifiche all’impianto di scarico sono probabilmente tra le più note, diffuse e riconoscibili, ma oggi non ci occuperemo di quelle che vi fanno fare la figura dei “boy racer” il sabato sera sulla strada dell’aperitivo, né di quelle che tanto fanno irritare i vecchietti mentre sfrecciate via per una strada di campagna.

Gli interventi di cui ci occuperemo non si fermano al solo terminale e non hanno l’intento di alterare il suono del motore e di dare un tocco di aggressività in più al posteriore, sono ben più interessanti.

Innanzitutto è opportuno ricordare che gli impianti omologati per la legge italiana, seppur rari, esistono e anche soluzioni che mantengono i sistemi anti-inquinamento e una rumorosità entro i limiti consentiti sono possibili anche se più “rischiose”.

Lo scarico si divide di 3 o 4 zone composte da pezzi unici o più sezioni, in base al modello. I collettori sono la porzione che porta i gas dal motore al sottoscocca o al turbo, nei motori turbo c’è la cosidetta “downpipe” che viene percorsa dai gas appena usciti dalla girante di scarico (del turbo) e poi troviamo il “centrale” e il terminale nei quali sono sistemati silenziatori e catalizzatori (questi ultimi presenti anche nei collettori o downpipe per i motori Euro 4 o superiore).

Un intervento efficace per lo scarico prevede l’adeguamento di ognuna di queste zone, tenendo presente che il maggior contributo arriva dai condotti più vicini al motore e al turbo.

La distinzione continua in base al tipo di aspirazione: il turbo funziona assorbendo l’energia cinetica dei gas di scarico e la utilizza per comprimere l’aria fresca da iniettare nel motore. E’ evidente come questo funzionamento richieda il massimo della velocità dei gas quindi i benefici maggiori si ottengono con sistemi che siano più liberi possibile.

Gli sfortunati motori a benzina aspirati, invece, si ritrovano con la “coperta corta”: l’espressione è stata coniata apposta per loro in quanto i sistemi di scarico possono favorire i regimi più alti o quelli più bassi, non entrambi, come se con una coperta dovessimo decidere di avere i piedi al caldo oppure il collo.

Tra le modifiche più comuni e vantaggiose ci sono la sostituzione dei catalizzatori ceramici con unità sportive a matrice metallica (che se allontanati dal motore rispetto alla posizione originale danno risultati ancora migliori) e l’adozione di silenziatori speciali che, pur mantenendo ottime doti di contenimento del suono, ostruiscono molto meno il flusso dei gas.

Nel prossimo appuntamento completeremo il discorso sugli scarichi affrontando il tema della contropressione, il comune denominatore della bontà di un impianto, nonché strumento indispensabile per la piena comprensione.


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