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Il creatore di “Lost” sta continuando a portare avanti la sua chiarissima idea di cinema, concentrata principalmente sulla fantascienza connessa indivisibilmente al genere action. Questa volta lo fa omaggiando un cinema ormai fuori moda ma forse non del tutto dimenticato.
“Super 8”, allora, parte immediatamente ricalcando come da copione, le atmosfere retrò di titoli come "Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo" e "E.T." salvo poi andarsi a rintracciare nel cinema del suo stesso autore, partendo da “Cloverfield”, di cui Abrams era solamente il produttore, e passando anche molto velocemente per “Star Trek” e “Mission Impossible III”, senza mai perdere di vista il serial televisivo “Lost”. E' solamente più avanti però, che ci si rende conto che in realtà un concreto pezzo di cinema Spielberghiano al suo interno c’è eccome, si tratta del più recente però, quello che è stato riproposto al cinema giusto qualche anno fa con “La Guerra dei Mondi”.
Abrams ritorna alle atmosfere vintage del cinema anni settanta/ottanta con una storia che vede protagonisti dei giovani ragazzini più o meno tredicenni (e molto, molto svegli). Il fine è quello di raccontare il passaggio all’età adolescenziale di quei ragazzini, il mezzo è il contesto fantascientifico che vede un alieno sfuggire alle grinfie degli essere umani e poi vendicarsi su di essi per averlo imprigionato e sottoposto a esperimenti per lungo tempo. Nel mezzo un conflitto alla “Romeo & Giulietta”, un amore impossibile tra il protagonista Joe e la fragilissima Alice, interpretata da una sempre più promettente e bravissima Elle Fanning (sorella di Dakota). Le inclinazioni catastrofiche che andranno a susseguirsi si mostreranno utili a ricucire sia i difficili rapporti tra genitori e figli sia quelli tra famiglie e dimostreranno inoltre, a chi aveva perso le speranze, che la terra è un pianeta che può ancora sopravvivere, dipende solo dagli esseri umani che lo abitano. Una morale per niente originale e già vista in quasi tutti i film catastrofici che si rispettino ma all'interno di un'opera del genere è più che altro la ciliegina sulla torta necessaria a chiudere un conflitto che aveva dato i frutti richiesti.
Una splendida esperienza cinematografica prodotta da due geni della fantascienza, uno spettacolo capace di riportare lo spettatore in un passato dove le atmosfere ormai superate sanno essere facilmente rievocate attraverso la semplice visione di una pellicola Super 8. In fondo ci vuole solo un piccolo pretesto per abbandonare la solita realtà e lasciarsi teletrasportare all'interno di un universo fatto di sogni, amori e fantasie e in questo, Abrams e Spielberg, hanno il dono di essere dei fuoriclasse provvisti di immaginazione unica. Lo spettatore con loro viene viziato e coccolato a volontà, non potendo far altro che reagire con quel piccolo velo di malinconia in volto, alla notizia che lo spettacolo è appena terminato. Ma queste sono le regole del gioco, sono quelle che faranno del sodalizio tra J.J. Abrams e Steven Spielberg un rapporto duraturo perché visti i risultati non potrebbe esserci notizia migliore per noi cinefili appassionati e chissà che magari un giorno questa collaborazione non possa trasformarsi addirittura anche in un passaggio di consegna.
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