Le stelle più grandi muoiono in esplosioni di una potenza inimmaginabile. Alcune sono causate in parte dalla produzione di antimateria
di Avishay Gal-Yam
Verso la metà del 2005, l’Osservatorio Keck sul Monte Mauna Kea alle Hawaii potenziò i suoi giganteschi telescopi gemelli. Grazie alla compensazione automatica della turbolenza atmosferica, i telescopi erano ora in grado di produrre immagini nitide quanto quelle del Telescopio Spaziale Hubble. Shrinivas Kulkarni, del California Institute of Technology, che era supervisore del Keck, incoraggiò i ricercatori giovani del Caltech – e me tra quelli – a sbrigarsi a inoltrare la richiesta per ottenere tempo di osservazione. Facendo nostro il consiglio, io e i colleghi post-dottorato Derek Fox e Doug Leonard decidemmo di collaborare per provare un tipo di ricerca che fino ad allora era stato portato avanti quasi esclusivamente per mezzo di Hubble: metterci a caccia di progenitori di supernovae. In altre parole, volevamo comprendere che aspetto hanno le stelle quando stanno per esplodere.
Continua… (Memoria dello Spazio)
Quest’articolo è la traduzione in italiano di un articolo di Avishay Gal-Yam, esperto di supernovae e capo del Dipartimento di astrofisica sperimentale presso il Weizmann Institute of Science, in Israele. L’articolo è stato pubblicato sul numero di giugno 2012 di Scientific American.