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Prima ci provò l'ex ministro del Welfare Sacconi, che si schierò a favore della modifica dell'articolo 18 con il ragionamento “licenziare per assumere”, che è un ragionamento a cazzo. Il sillogismo di Montaigne a confronto pare logica pura: “il salame fa bere, il bere disseta, dunque il salame disseta”. La differenza è che il sillogismo era fatto per prendere in giro la gente che non ragiona, il ragionamento dell'ex ministro nasceva dietro una netta convinzione del ministro del “non-Welfare”. Adesso invece è la Fornero, attuale ministro del Welfare con delega per le Pari opportunità, a cavalcare la corrente anti-articolo 18. Ovviamente è ben spalleggiata dal Governo, che non perde mai occasione per attaccare i giovani e i lavoratori. Il ministro degli Interni, Anna Maria Cancellieri, affermò “che gli italiani vogliono il posto fisso per stare accanto a mamma e papà”, il Presidente del Consiglio che “il posto fisso è monotono”. Effettivamente il posto fisso è davvero monotono, di una noia mortale, tanto che circa il 30% dei giovani è disoccupato: ovviamente non è né colpa della crisi, né delle non-scelte dei governi precedenti che l'hanno aggravata, né del grosso Debito Pubblico (che ha inguaiato la posizione dell'Italia) che l'era “Bottino” Craxi ci ha lasciato. E' colpa dei giovani che disprezzano il posto fisso, tanto da rifiutarlo. Rigettano totalmente l'idea del posto fisso!
Dopo le ultime uscite dell'attuale Esecutivo, una domanda mi sorge spontanea: ma non è che i discorsi ai vari ministri glieli prepara Brunetta? Perché tali affermazioni non si discostano molto da quelle dell'ex ministro della Pubblica Amministrazione e dell'Innovazione, che spingeva i giovani laureati ad abbandonare la pretesa di avere un lavoro adeguato al livello di preparazione e ai sacrifici fatti, ed andare a lavorare al mercato. Della serie “non studiate, tanto in Italia laureati o non laureati non cambia un cazzo”.
Nei giorni scorsi anche la Marcegaglia (da sempre contraria all'articolo 18) si è scagliata contro i sindacati, accusandoli di difendere fannulloni e ladri. Secondo il leader di Confindustria, modificando l'articolo 18 questa situazione si risolverebbe. Ovviamente una persona poco informata, sentendo le dichiarazioni dei ministri e della Marcegaglia, potrebbe pensare che questo benedetto articolo 18 incolli il dipendente al posto di lavoro qualunque cosa faccia. In realtà l'“incollamento” alla posto di lavoro è tipico dei politici, non dei lavoratori. Infatti l'art. 18 dice ben altro: afferma che il lavoratore possa essere licenziato per giusta causa o giustificato motivo. Giusta causa significa che si è verificata un'inadempienza o una trasgressione commessa dal lavoratore, di gravità tale da precludere il rapporto fiduciario che sta alla base tra questo ed il datore di lavoro; in questo caso, il licenziamento è in tronco, ossia immediato. Il giustificato motivo invece consiste nel notevole inadempimento del lavoratore ai suoi obblighi; l'entità della trasgressione è meno grave rispetto al caso della giusta causa ed il licenziamento può avvenire, previo preavviso. Quindi il datore di lavoro può licenziare il dipendente ladro o fannullone e il giudice gli darà ragione: ovviamente però, il comportamento “non professionale” del lavoratore deve essere provato. Sarebbe facile altrimenti...basterebbe dire che il dipendente ha rubato. E' un po' come se all'Agenzia delle Entrate bastasse sostenere che l'imprenditore ha frodato il fisco, senza prove, per ritenerlo un evasore.
Tra l'altro la Marcegaglia, prima di scagliarsi contro i sindacati, dovrebbe guardare in casa propria, visto che in Confindustria ci sono svariati ladri ben noti al fisco e non solo. Tra questi, gli imprenditori (non è un attacco alla categoria imprenditoriale, ma una critica alla Marcegaglia e agli imprenditori ladri) che pagano tangenti per vincere appalti, tagliando fuori dalle gare le imprese meritevoli. Gli appaltatori, ovviamente, gonfieranno i costi dell'opera a discapito delle tasche dei contribuenti. Il fatto che Confindustria non abbia fatto niente per combattere la corruzione, mi fa pensare che debbano difendere alcuni ladri. Per esempio, il “sindacato degli imprenditori” poteva sollecitare il Parlamento a ratificare la Convenzione di Strasburgo anti-corruzione del 1999, ma non l'ha fatto. Poteva cacciare tutti gli imprenditori pluri-pregiudicati, ma non l'ha fatto. Chi è che difende i ladri allora? Tra l'altro la Marcegaglia di ladri se ne intende bene, visto che suo fratello Antonio e il suo gruppo hanno patteggiato la pena davanti al Tribunale di Milano (11 mesi e 6 milioni di risarcimento) per corruzione nel caso Enipower. Questi erano accusati di aver pagato una tangente da 1 milione di €, in cambio di un appalto da 127 milioni di €. Oltre a questo, il gruppo è tuttora indagato per una serie di conti svizzeri, che sarebbero stati finanziati da fondi neri dei Marcegaglia per “operazioni riservate”.
Ma la politica come reagisce a questa situazione? Il PdL è favorevole alla modifica dell'art. 18. Non capisco però la posizione del partito del Predellino: se come sostenuto dalla Marcegaglia, l'articolo in questione tutela i dipendenti ladri, perché questi sono contrari? Dovrebbero difendere i propri simili. No? Il Pd invece un giorno appoggia la Fornero, l'altro la Camusso (segretario della CIGL): la posizione presa dipende dal piede con cui scende dal letto Bersani. Se scende con il destro difende la Fornero, altrimenti la Camusso. Con questo atteggiamento ambiguo nei confronti del proprio bacino elettorale, il Pd rischia di perdere ancora voti. Il tutto a vantaggio dello Psiconano che si sfrega le mani e che tra l'altro sogna il Quirinale!
Ma come può essere l'articolo 18 il male dei mali? In Italia corruzione ed evasione rubano ai cittadini oltre 150 miliardi di € l'anno; vengono spesi miliardi di € per il Tav (e non “la Tav” come scrive qualche giornalista: per loro treno è femmina), in Val di Susa, quando sono diminuiti i trasporti sia di merci, sia di persone nei viaggi su binari tra Italia e Francia. Alla luce di questo non credo che il problema maggiore sia l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Se tutta l'attenzione che il Governo ripone su questo argomento, si spostasse sul tema della corruzione, una buona parte dei problemi dell'Italia sarebbero risolti.
L'articolo 18 è un po' la nuova supercazzola dei nostri tecnici-professori. Mi ricorda un po' la scena del film “Il dittatore dello stato libero di Bananas” nella quale il capo dei rivoluzionari, dopo aver promesso per anni libertà e democrazia (considerate da lui una priorità), una volta compiuto il colpo di stato, spazza via le speranze dei democratici ed afferma: “Io sono il vostro nuovo presidente; da qui in avanti la nuova lingua del Bananas sarà lo svedese. A partire da ora, tutti i cittadini saranno tenuti a cambiarsi la biancheria ogni trenta minuti. La biancheria sarà portata sopra gli indumenti per poter controllare. Oltre a ciò, tutti i ragazzi sotto il sedicesimo anno di età, a partire da ora avranno sedici anni”. A questo punto Allen chiede al compagno “Chi è che vende le camicie di forza?” e l'altro risponde “Il potere gli ha dato alla testa”. Ecco, viste le priorità prefissate, forse anche ai nostri tecnici-professori il potere ha dato alla testa!
di Simone Ferrali
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