Sono di là con l’intenzione di prepararmi camomilla e miele…non esattamente il cocktail superalcolico di una domenica sera da weekend lungo…non esattamente un idilliaco scenario di gente che esce e socializza ma d’altronde, ho appena chiuso la finestra…fuori lampeggiano fuochi d’artificio e luci e bum bum mi da noia. Estrema.
Pentolino e acqua…vado a prendere l’ accendino infilato come al solito in un recipiente da artigiano del pesto buttato li in un angolo e urto il metallico scrigno del caffe avanzato, quello che se ne sta li in attesa dell’ennesima tazza di latte della mia vita. Il caffe allaga tutto il piano plastico bianco, entra nelle fessure…schizza sulla mia maglietta pulita e post-doccia…si riversa sul piano cottura disegnando forme geometriche.
Spengo fuoco e sposto pentolino con acqua semibollente. Rimuovo griglia, prendo spugna. Assorbo caffè…sciacquo…strizzo…riassorbo e pulisco per minuti senza dire una parola.
Non mi arrabbio più…prima lo facevo adesso invece…è un po’ si…che non mi arrabbio e non faccio polemica e non vado contro persone decisioni arroganze ingiustizie scelte conportamenti di cartone e non va bene…io con la rabbia ci ho sempre fatto le cose…il potere del telofacciovedereiochecazzofaccioequantovalgo. Qua…che strizzo e pulisco come una massaia…con “Lo Squalo” in stop nell’altra stanza perché i film nuovi li scarico abusivamente ma non li guardo…camomilla e miele e dolori qui e la…un po’ pure sulla schiena…mentre fuori la gente canta e beve e spara fuori d’artificio.
Dovrei tornare ad incazzarmi. Ad amare decentemente qualcuno pure…ma incazzarmi dovrebbe essere più facile , prima, come inizio. Almeno questo l’ho capito.
Pensare che con delle piastre ad induzione, a questa verità non ci sarei arrivato.