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“Svelato il network capitalista che regge il mondo”, articolo scientifico-provocatorio del New Scientist

Creato il 23 ottobre 2011 da Wally26

Fonte:  New Scientist

“Svelato il network capitalista che regge il mondo”, articolo scientifico-provocatorio del New ScientistRiassunto dell’articolo:

Recentemente alcuni scienziati esperti analisti di sistemi complessi presso lo Swiss Federal Institute of Technology di Zurigo hanno analizzato scientificamente gli assunti di “Occupy Wall Street” secondo i quali l’1% delle banche detiene il capitale mondiale provandolo corretto. Io aggiungerei qui anche la Mappa del Potere di Beppe Grillo. Lo scopo della ricerca non era limitato a scoprire quali siano le entita’ al vertice di questa struttura  e tracciarne i legami con le sotto strutture, ma piuttosto di studiare l’impatto di questa mega struttura sull’economia mondiale per cercare soluzioni scientifiche  che possano aiutare a stabilizzare il sistema. Lo studio, pero’,  dichiara allo stesso tempo improbabile l’assunto dell’esistenza di una cospirazione planetaria mirata a portare al potere un gruppo di persone perche’:

The Occupy Wall Street claim that 1 per cent of people have most of the wealth reflects a logical phase of the self-organising economy.”… “the super-entity is unlikely to be the intentional result of a conspiracy to rule the world. “Such structures are common in nature

La ‘super-entita’ economica’ potrebbe quindi non essere il risultato di una cospirazione bensi’ della logica auto-organizzazione del sistema economico. In natura tutte le strutture si evolovono da stadi semplici a stadi complessi.

Reality is so complex, we must move away from dogma, whether it’s conspiracy theories or free-market,” says James Glattfelder. “Our analysis is reality-based.”

La concentrazione del potere non e’ un fatto buono o cattivo “in se’ “,  ma le interconnessioni che legano le entita’ al ‘centro di questo potere’ posso esserlo se il network si rivela instabile e propaga la sua ‘sofferenza’ alla periferia,  come e’ accaduto nel 2008″, dice sempre Glattfelder.  Continua George Sugihara dello “Scripps Institution of Oceanography” de La Jolla, California (nonche’ ex consulente per la Deutsche Bank): “e’ sconcertante vedere quanto siano realmente interconnesse queste realta‘”.

Yaneer Bar-Yam,  a capo del “New England Complex Systems Institute” (NECSI), avverte che l’analisi si basa pero’ su un assunto non sempre vero, cioe’ che la proprieta’ (della societa’, del fondo, etc)  implica controllo (sui beni). In realta’ le azioni  di molte compagnie sono gestiti da fund managers i quali a loro volta potrebbero avere o meno il controllo sulla loro “fetta di azienda”. L’impatto di questa variabile sul comportamento del sistema economico dovrebbe quindi essere ulteriormente analizzata.

Glattfelder e Bar-Yam suggeriscono che un modo per scoraggiare la “interconnettivita’ ” potrebbe essere quello di introdurre misure anti-trust a livello mondiale scavalcando i limiti nazionali,  oppure quello di tassare le aziende per “eccesso di interconnettivita’ “ al fine di scoraggiare il rischio.

Dan Braha anch’egli proveniente dal NECSI afferma che le ‘nuove entita’ ‘ operanti nel sistema economico tendono ad acquistare azioni delle entita’ maggiormente connesse perche’ spinte da motivazioni squisitamente economiche e non dalla smania di dominio sul mondo. In modelli di questo tipo il denaro fluisce spontaneamente verso i membri piu’ ‘interconnessi’.

In conclusione, la domanda che dobbiamo porci e’ se questa mega struttura che si e’ formata secondo ‘leggi naturali’, spontaneamente, possa influire come entita’ sulle decisioni politiche oppure no. Lo studio ha evidenziato 147 compagnie al centro di questa mega struttura e si specula che sia un numero troppo elevato per consentire loro di agire in collusione. Piuttosto e’ possibile che esse competeranno sul mercato ma agiranno di comune accordo per comune interesse; resistere ai cambiamenti che la politica puo’ introdurre per regolare il mercato e modificare quindi questa mega struttura, potrebbe  essere un motivo di coesione fra loro.

PS: lo studio verra’ pubblicato prossimamente su PLoS ONE

Le top 50 fra le 147 compagnie superconnesse

1. Barclays plc
2. Capital Group Companies Inc
3. FMR Corporation
4. AXA
5. State Street Corporation
6. JP Morgan Chase & Co
7. Legal & General Group plc
8. Vanguard Group Inc
9. UBS AG
10. Merrill Lynch & Co Inc
11. Wellington Management Co LLP
12. Deutsche Bank AG
13. Franklin Resources Inc
14. Credit Suisse Group
15. Walton Enterprises LLC
16. Bank of New York Mellon Corp
17. Natixis
18. Goldman Sachs Group Inc
19. T Rowe Price Group Inc
20. Legg Mason Inc
21. Morgan Stanley
22. Mitsubishi UFJ Financial Group Inc
23. Northern Trust Corporation
24. Société Générale
25. Bank of America Corporation
26. Lloyds TSB Group plc
27. Invesco plc
28. Allianz SE 29. TIAA
30. Old Mutual Public Limited Company
31. Aviva plc
32. Schroders plc
33. Dodge & Cox
34. Lehman Brothers Holdings Inc*
35. Sun Life Financial Inc
36. Standard Life plc
37. CNCE
38. Nomura Holdings Inc
39. The Depository Trust Company
40. Massachusetts Mutual Life Insurance
41. ING Groep NV
42. Brandes Investment Partners LP
43. Unicredito Italiano SPA
44. Deposit Insurance Corporation of Japan
45. Vereniging Aegon
46. BNP Paribas
47. Affiliated Managers Group Inc
48. Resona Holdings Inc
49. Capital Group International Inc
50. China Petrochemical Group Company

 


Filed under: Economia, Scienza, Tecnologia

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