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sveltine letterarie

Da Gynepraio @valeria_fiore
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Io non amavo molto i racconti brevi. Il Nobel alla Munro mi ha lasciata indifferente perché non avevo mai letto nulla di suo. Non inizio “La ragazza con i capelli strani” perché temo non mi piaccia, metti poi che debba rivedere la mia idea di Foster Wallace. Non mi è piaciuto “Olive Kitteridge” perché è un romanzo fatto di racconti. Massimo della blasfemia, mi sono -a più riprese- addormentata su “Gente di Dublino”.

Sono una che vive di focosi innamoramenti. Se m’infatuo di uno, non mi basta strusciarmi un po’ nel cesso di una discoteca: io voglio dormirci abbracciata e fargli il caffè al mattino. Ecco, ho sempre pensato che il racconto fosse la sveltina della letteratura. Quando l’ho detto a voi-sapete-chi, che in quanto a metodi antimontessoriani è secondo solo a mio padre, mi ha portata alla Feltrinelli con l’inganno (sai, mi hanno detto che Moleskine ha fatto una collezione di taccuini dedicata a Jo March) e mi ha regalato un libro di racconti: Felici i Felici, di Yasmina Reza. E indovinate un po’? Mi è piaciuto! Sono come tutti gli altri! Posso anche io leggere i racconti e praticare letteratura occasionale!

Non è un one night-stand. I racconti di “Felici i felici” non sono propriamente delle sveltine. I protagonisti sono degli altoborghesi parigini, svogliati e snob quanto basta, legati tra loro da vincoli di varia natura: parentali, matrimoniali, sessuali, affettivi, professionali. Il personaggio velatamente menzionato in un racconto, diventa protagonista di un altro.

Sembra stand-up comedy. Questi racconti sono monologhi (Yasmine Reza nasce come drammaturga): io amo i monologhi! Uno solo parla e racconta la sua versione dei fatti, la ripresa è sempre soggettiva e non ci è dato sentire un’altra campana, almeno finché i fatti li racconta lui con il suo mood: isterico, pacifico, lamentoso, nostalgico, recriminatorio.

Obbliga allo stand-by. Ci si può affezionare, ma non troppo: bisogna sospendere il giudizio sui personaggi. La vittima in un episodio diventa carnefice in un altro. L’attrice rovinafamiglie finisce sola in clinica psichiatrica, il chirurgo salvacuore ha gusti sessuali poco nobili, la famiglia mulinobianco nasconde un figlio mitomane convinto di essere Céline Dion (ve lo giuro!), la coppia gentecheconta litiga al supermercato sul tipo di formaggio da comprare. Non basta essere parigini ricchi per salvarsi dall’inaccettabili e dall’ingiudicabile. C’è del marcio anche in Francia.

L’amore -o la mancanza di- è terreno fertile su cui proliferano le frustrazioni. L”intelligenza strumento in più per cogliere l’insoddisfazione, l’ironia un registro per raccontarla. La frustrazione è anch’essa una forma di creatività. Nella gara dell’infelicità, siamo tutti a nostro modo vincitori. E, soprattutto, in ottima compagnia.

Felici gli amati e gli amanti e coloro che possono fare a meno dell’amore. Felici i felici. (Borges) 


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