di Francesco Palermo
Le trattative per la composizione delle giunte comunali hanno dimostrato la forza e nel contempo la debolezza della SVP. Il pragmatismo estremo con cui il partito ha gestito questa fase – così come la campagna precedente le elezioni – è infatti indice di forza, perché consente di massimizzare i risultati, ma anche di debolezza, perché sembra indicare la mancanza di una strategia che vada oltre la pragmatica ed efficiente gestione dell’immediato.
Blockfrei è un’espressione che ha avuto molto successo. E’ uno slogan indovinato, perché indica una collocazione politica e suona come una scelta strategica. Ma in realtà significa pragmatismo, che è un metodo, un modo di agire, forse anche modo di essere, ma non è un ideale politico. Significa decidere caso per caso, in base alle circostanze, valutando volta per volta. E questo è un bene, è indice di flessibilità contrapposta alla rigidità delle ideologie (in fondo siamo nell’era post-ideologica, anche se non tutti se ne sono accorti), ed è un ottimo sistema per uscirne sempre vincitori. Perfino quando non si vince. Così la scelta tattica, apparentemente non blockfrei ma in realtà estremamente ben calcolata, di appoggiare Spagnolli al primo turno a Bolzano sta dando al partito tutti i frutti sperati alla vigilia: giovandosi della legittimazione popolare del sindaco e costituendone l’indispensabile stampella, la SVP è riuscita ad avere a Bolzano un potere che mai finora aveva avuto. E nel contempo Spagnolli sta diventando il sindaco più potente che la città mai abbia avuto. Sostenendosi indissolubilmente a vicenda (sapendo che politicamente aut simul stabunt aut simul cadent), il sindaco e la SVP hanno aperto la porta ad un nuovo sistema di governo della città, che potrà fare delle vittime (e i primi contrasti si sono già visti) ma anche aprire una stagione di maggiore capacità decisionale per il capoluogo.
Anche a Dobbiaco, dove pure ha perso per un suo grossolano errore di valutazione, dopo qualche mal di pancia da rigurgito etnico, la SVP ha recuperato la razionalità del pragmatismo, dando via libera a Bocher e assicurandosi la garanzia di continuare a governare come prima. Perfino facendo bella figura. Con meno clamore per la mancanza dell’aspetto etnico, una scelta analoga è stata compiuta ad Appiano. A Merano la possibile alleanza coi verdi sarebbe una svolta storica se fosse una scelta politica. Ma è probabilmente tattica, volta ad assicurarsi una maggioranza ancora più solida senza disdegnare la possibilità di sperimentare alleanze alternative quando ne vale la pena. Lo dimostra il caso Bressanone, dove viene offerta ai Freiheitlichen la presidenza del consiglio comunale. Verdi o Freiheitlichen, italiani o tedeschi, questi o quelli pari sono: tutti possibili partner, nessun alleato. Non c’è che dire, una tattica perfetta.
La questione è se questa tattica possa trasformarsi in una strategia di lungo termine. Perché ha sì consentito di uscire vincitori da tutte le ultime tornate elettorali anche senza necessariamente esserlo, ma resta una tendenza al calo di consenso. E se molti elettori possono apprezzare scelte contingenti orientate alla massimizzazione del risultato, altri possono sentirsi traditi dalla mancanza di una linea coerente e politicamente spendibile. Una linea che non si esaurisca nel governo per il governo, o al più per garantire la buona amministrazione (in tal senso le ultime vicende dell’IPES potrebbero danneggiare l’immagine del partito anche se questo non c’entra nulla), ma che spinga per qualche ideale.
La tattica blockfrei paga nell’immediato ma rischia di essere perdente a lungo termine, quando non sarà più possibile porsi sempre come l’ago della bilancia. E se la strategia consiste solo nel pragmatismo “senza se e senza ma”, rischia di fare il gioco di avversari più ideologicizzati che non hanno nemmeno la responsabilità di governare e possono approfittare nel lungo periodo delle contraddizioni altrui senza doversi preoccupare delle proprie. In altre parole, per continuare ad essere vincente la SVP deve essere sempre meno un partito nel senso tradizionale del termine, ma se cessa di essere un partito, rischia di implodere.
La SVP è insomma di fronte a un bivio. Ne va della sopravvivenza sua e, ciò che più conta, del sistema Alto Adige come l’abbiamo conosciuto – con i suoi pregi e i suoi difetti. Sembra venuto il momento di trovare una linea politica adatta ai tempi che consenta di coniugare i vantaggi del pragmatismo e le ragioni dell’essere un partito. Si impongono delle scelte, sapendo che inevitabilmente non si potranno accontentare tutti. Sono lontani i tempi di Magnago.
Alto Adige, 13 giungo 2010