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Syracuse Orange: è l’anno buono per vincere?

Creato il 27 gennaio 2014 da Basketcaffe @basketcaffe

Ogni anno, nei ranking prestagionali del College Basket, Syracuse viene indicata nel novero delle favorite per vincere. Un segno che il lavoro di coach Jim Boeheim, prossimo ai 70 anni e dal 1969 in serpa agli Orange (7 anni da assistente poi dal 1976 capo allenatore), è sempre impeccabile e di altissimo livello, come guida e recruiter. Ma il fatto che il titolo, finora unico nella storia dell’ateneo, non arrivi dal 2003 quando a New Orleans la squadra fu trascinata dalla matricola Carmelo Anthony, indica che manca sempre quel pizzico di fortuna/cattiveria/istinto che serve a tagliare l’ultima retina. Da quest’anno Syracuse ha cambiato conference, non più nella Big East ma nella super competitiva ACC: finora non sembra che ne abbia risentito visto che la squadra in divisa arancio è imbattuta (19-0, 6-0) ed è numero 2 del ranking nazionale dietro ad Arizona.

Come da tradizione, o meglio, da quando c’è Boeheim, Syracuse si distingue per la difesa a zona 2-3 in tutti e 40 i minuti di gioco mentre l’attacco, non essendoci un Carmelo Anthony, ma nemmeno un Dion Waiters, si basa su un ritmo controllato e un gioco che coinvolge tutti gli interpreti. La forza di questa edizione di Syracuse deriva da un gruppo molto forte e profondo, con tanti giocatori con caratteristiche diverse e peculiari. Il fucile è Trevor Cooney, guardia bianca che ricorda Jerry McNamara, letale dall’arco e in generale al tiro (13.5 di media col 42% da tre e cinque volte oltre i 20 in stagione). Il faro è CJ Fair, l’ala mancina, miglior marcatore della squadra con quasi 17 punti di media e 6 rimbalzi: è lui a prendersi le responsabilità maggiori, il più esperto, il giocatore in grado di punire sia fronte, sia spalle a canestro, dotato di atletismo e buona tecnica. Fair è stato il protagonista della vittoria del Maui Invitational alle Hawaii ed è stato nominato MVP del torneo.

Vicino a canestro si alternano il senegalese Keita, DeJuan Coleman (prima di chiudere la stagione per un’operazione alla gamba) e Rakeem Christmas, che viaggia a quasi una stoppata e mezza di media: tocca a loro difendere la vernice nella zona 2-3 e in attacco fare lavoro sporco con blocchi, rimbalzi e riferimenti vicino al ferro. La variabile impazzita, il dark horse, è Jerami Grant, figlio di Harvey e nipote di Horace, ex di Bulls, Magic e Lakers negli anni ’90. Jerami è di fatto un’ala piccola con notevole atletismo e discreti fondamentali che non tira mai da tre (deve migliorare in chiave NBA) ma viaggia a quasi 13 punti di media ed è il miglior rimbalzista della squadra con 6.6 a sera. Sono sue di solito le giocate di energia, le schiacciate che gasano il pubblico e cambiano l’inerzia del match: a volte manda Boeheim fuori dagli stracci ma passano certamente da lui i possibili successi degli Orange in stagione.

Last but not least Tyler Ennis. Si tratta dell’ennesimo canadese in NCAA (non ci sono solo Wiggins, Pangos e Stauskas) ma questo sta scalando posizioni in chiave Draft 2014 in maniera esponenziale. Il playmaker freshman (24 agosto 1994 sulla carta d’identità) dall’Ontario si è inserito in punto di piedi ma ora è sempre più il leader assoluto degli Orange. E’ un regista vecchio stile che pensa prima al passaggio che al tiro, non è un super atleta ma ha tiro da fuori e in penetrazione è solido visto il fisico ben messo che gli permette di resistere ai contatti. Ennis ricorda una sorta di Greivis Vasquez anche se un filo più atletico e con più potenziale: viaggia a 12 punti, 3 rimbalzi, oltre 5 assist e 2.5 recuperi a sera col 40% da tre, cifre di tutto rispetto in un sistema così equilibrato. Il suo career high sono i 28 punti contro California e dopo gli zero punti ma con 9 assist nella facile vittoria su Eastern Michigan (non servivano i suoi punti) ha infilato sei gare in doppia cifra. La maturità con cui gioca ad appena 19 anni è impressionante e soprattutto è sempre lui a prendersi e a mettere i tiri decisivi.

Finora in stagione Syracuse, sesta in nazione per punti concessi (57.8) e settima per recuperi (9.3), ha rischiato poche volte di perdere ma ha comunque saputo gestire i finali equilibrati e in volata (49-44 contro Miami, 59-54 con Pittsburgh). E’ sicuro che i match degli Orange non sono troppo spettacolari, non si vedranno mai partita agli 80, 90 o addirittura 100 punti, ma ‘Cuse è una squadra solida ed è altrettanto certo che farà molta strada nel Torneo NCAA.


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