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TABOO (1977) di Vilgot Sjöman

Creato il 28 luglio 2010 da Close2me

tabooIncredibile film, tuttora di deflagrante impatto visivo, del regista/critico/drammaturgo e romanziere, (nonché assistente del grande Ingmar Bergman) Vilgot Sjöman. Un’opera narrativamente povera ma di originale militanza pro-diversità: omosessuali, transessuali, travestiti, bisessuali, lesbiche e personaggi segnati da devianze di natura sessuale sono protagonisti assoluti della pellicola, esplicita propria provocazione dai vezzi antropologici nei confronti dello spettatore medio europeo.
“La giovane Sara si lascia convincere dall’avvocato Kristoffer Lohman, un ex-seminarista che dice di battersi contro i tabù sessuali, a vivere una serie di esperienze fuori dalla norma. Si aggrega a un gruppo di travestiti e di omosessuali, che cercano di organizzare una marcia per le vie di Stoccolma; diventata sua moglie partecipa, per far piacere a Kristoffer e mettere in pratica i principi della carità cristiana, che impone di solidarizzare con gli emarginati, a disgustosi rituali. abbandonata dal marito, che comincia a circuire un’altra ragazza, Sara si unisce agli omosessuali che sfilano per le vie di Stoccolma. Durante la marcia, però, è assalita da conati di vomito”
Fatte le dovute premesse il film risente, senza sconto alcuno, di tutti i propri anni: dialoghi logorroici ed intellettualizzati, perenni atmosfere contestatarie, invettive politiche antiborghesi di esasperante banalità. Constatazioni cui si accompagna una messa in scena accademica, evidentemente restia ai movimenti di macchina.
Restano, all’interno delle due ore di durata complessiva, i volti azzeccati dei protagonisti (la bellissima Lickå Sjöman/Sara e l’enigmatico Kjell Bergqvist/Kristoffer Lohman) e le sfumature pasoliniane delle presenze en travesti, tra le quali è riconoscibile un incredibile Gunnar Bjornstrand, lo scudiero del cavaliere Max von Sydow nel capolavoro di Bergman Il settimo sigillo.
Meritevole per una visione dal gusto decisamente “bizzarro”, compromessa dall’incancellabile elucubrazione su cosa potesse dire e pensare il pubblico italiano del tempo durante la visione…

 


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