Le castagne sono utilizzate da tempi antichissimi, per la produzione di farine. Questo impiego ha oggi un’importanza marginale e circoscritta alla produzione di dolci tipici, come il castagnaccio e il Panmorone (dolce tipico di Campomorone).
Ancora diffusa è invece la destinazione dei frutti di buon pregio al consumo diretto, concentrato nei mesi autunnali, e alla produzione industriale di confetture e marron glacé. Interesse del tutto marginale ha il possibile impiego dei frutti come alimento per gli animali domestici.
Per le sue prerogative, in quanto coltivato dall’antichità e secondo consuetudini locali, il castagno vanta un vasto patrimonio genetico costituito da varietà di interesse regionale, ottenute nel corso dei tempi propagando singoli cloni; spesso tipi ascrivibili alla stessa origine genetica hanno denominazioni differenti secondo la località. Le varietà più pregiate sono quelle atte alla canditura, usate per la produzione del marron glacé, e sono genericamente chiamate Marrone associandone il nome alla località di provenienza.
Contrariamente a quanto si pensa non tutte le varietà a frutto grosso rientrano nel gruppo dei marroni. Il marrone ha infatti le seguenti caratteristiche:
- frutto di grossa pezzatura, in numero di uno per riccio;
- facilità di sbucciatura del seme;
- striatura della buccia (in rilievo);
- cicatrice ilare rettangolare;
- sterilità dei fiori maschili;
- bassa produttività.
Altre varietà, non comprese nel gruppo dei marroni, sono di pezzatura grossa e adatte alla canditura: sono tali la Montemarano o Castagna di Avellino, alcune varietà piemontesi (Castagna della Madonna, Marrubia), il marroncino di Melfi e un gruppo di varietà denominate genericamente Garrone.
Le varietà destinate all’essiccazione o all’estrazione di farina sono di importanza marginale e da tutelare per la conservazione del germoplasma in quanto contengono spesso particolari proprietà qualitative o fisiologiche. Fra le più famose è citata la toscana Carpinese o Montanina, varietà a frutto piccolo adatta alla produzione di farina.
I tipi adatti alla castanicoltura da legno sono stati invece selezionati da vecchie varietà da farina che presentavano particolari requisiti ai fini della selvicoltura: rapido accrescimento, regolarità dei fusti, limitata emissione di rami e grandi dimensioni. Questi requisiti sono infatti finalizzati ad ottenere, in tempi relativamente brevi, assortimenti mercantili di discrete dimensioni e di buona qualità tecnologica.
Va infine citata l’introduzione degli ibridi Castanea sativa x crenata, per la castanicoltura da frutto in Piemonte e per la castanicoltura da legno in Francia.
Ingredienti per 8 persone
- 1 Tacchino Di 3000 G
– 250 G Castagne Sbucciate
– 150 G Olive Verdi Snocciolate
– 300 G Salsiccia
– 100 G Pancetta
– Olio D’oliva
– Sale
– Pepe
Per Servire:
– Alcune Foglie Insalata Lattuga Cappuccio
Procedimento:
Lessate le castagne sbucciate. Quando sono cotte, togliete la pellicina e schiacciatele. Unite il composto alla salsiccia sminuzzata e alle olive verdi tritate. Salate e pepate. Amalgamate bene il tutto e farcite con questo impasto il tacchino. Cucite l’apertura. Ricoprite il petto con le fette di pancetta e fermatele con diversi giri di spago bianco da cucina. Salate e pepate. Spennellate d’olio un tegame, ad agiatevi il tacchino e ponete in forno preriscaldato a 180 gradi per un’ora e mezzo. Controllate la cottura e bagnatelo di tanto in tanto con il suo sugo. Dopo questo tempo togliete le fette di pancetta e tenete il tacchino in forno ancora mezz’ora in modo che la carne colorisca bene. Sistemate il tacchino sul piatto da portata e contornatelo con larghe foglie di lattuga cappuccio.