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Tagliare di un terzo il numero dei parlamentari porterebbe dei notevoli benefici economici ai piu’ poveri.

Creato il 06 novembre 2011 da Malpaese @IlMalpaese

di Gio’ Chianta

Buona parte della casta parlamentare è contraria al taglio del numero dei parlamentari. E’ difficile ipotizzare che una casta di privilegiati sia disposta a tagliare se stessa.. Le scuse sono sempre le stesse: tagliare il numero dei parlamentari non risolverebbe i problemi del Paese, parlare di riduzione dei parlamentari equivale a fare demagogia. Le cose, ovviamente, non stanno cosi’.

Confcommercio imprese ha effettuato uno studio sui costi della rappresentanza politica in Italia, nel documento si puo’ leggere: “Considerando i quasi 25 milioni di famiglie e gli oltre 60 milioni di abitanti, i costi della rappresentanza politica valgono circa 367 euro per nucleo familiare, pari a 152 euro a testa. Stando così le cose, e immaginando una vita media di 80 anni sia per le donne che per gli uomini, e un’indicizzazione dei costi della politica pari al tasso d’inflazione a sua volta pari al tasso d’interesse nominale, al momento della nascita ogni cittadina e cittadino italiano dovrebbero considerare un debito vitale per costi della rappresentanza pari a poco più di 12mila euro (152×80).

Il costo complessivo vale in termini medi poco più di 59mila euro per ciascun rappresentante eletto su base nazionale e locale (cioè 9.148,6 miliardi di euro diviso per gli oltre 154mila membri di organi collegiali).

 Stimando una proporzione di riduzione di eletti a qualsiasi livello pari a circa il 36,5%, valore che proviene dalla spesso ipotizzata operazione di passaggio dagli attuali 945 parlamentari a 600 rappresentanti, suddivisi in 400 deputali alla Camera e 200 senatori presso il costituendo Senato federale, si otterrebbe a regime un risparmio di oltre 3,3 miliardi di euro all’anno.

Per dare un senso a queste cifre, si può ricordare che quei circa 3,3 miliardi di risparmi consentirebbero una riduzione permanente di circa 7-8 decimi di punto della prima aliquota dell’Irpef (quella al 23%), con un beneficio generalizzato per circa 31 milioni di contribuenti capienti. In alternativa, per esempio, si disporrebbe di risorse pari a oltre 2.900 euro all’anno per ciascuna famiglia che in Italia versa in condizioni di povertà assoluta (un milione e 156mila famiglie nell’anno 2010, secondo l’ultima indagine Istat). Probabilmente la più grande, efficace e trasparente operazione di redistribuzione mirata mai effettuata in Italia. Ma quasi certamente priva, ad oggi, di condizioni politiche per essere effettuata.”

Ricordo che quella da me riportata sopra è soltanto una breve sintesi dell’intera nota sui costi della rappresentanza politica in Italia, la nota è molto piu’ articolata, complessa e ricca di dati molto interessanti, invito tutti a prenderne visione.

Appare evidente che il taglio di un terzo del numero dei parlamentari non è inutile, magari non risolve i problemi dei Paese, ma certamente risolve i problemi di milioni di cittadini in povertà assoluta. Ma la casta dei privilegiati è abituata a fregarsene dei piu’ poveri.

 

FONTI: NOTA SUI COSTI DELLA RAPPRESENTANZA POLITICA IN ITALIA http://www.confcommercio.it/home/Centro-stu/Costi-rappresentanza-politica_low.pdf

Tagliare di un terzo il numero dei parlamentari porterebbe dei notevoli benefici economici ai piu’ poveri.

 



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