In questo ultimo post, concludiamo l'indagine sul Taj Mahal e sull'ipotesi della sua origine Indù, anche con l'ausilio della radioestesia.
Analizziamo l'architettura del Taj.
Il Taj è ottagonale. La forma ottagonale è importante per l'Islam ma ha un valore speciale sorpattutto per l'induismo nell'architettura. Otto sono le direzioni astronomiche fondamentali e a ognuna presiede una “guardia”. Le altre due direzioni sono rappresentate dal basamento che indica la terra e dal pinnacolo che indica il cielo. Le dieci direzioni sono così sempre presenti nelle architetture induiste, raffigurate con forme ottagonali inserite tra basamenti e pinnacoli.
Anche un altro elemento ottagonale del complesso non sembra di origini indiane. Tra la “moschea” e la “casa del tamburo” c'è infatti un maestoso pozzo ottagonale che scende fino al livello dell'acqua, dispositivo tipico dei palazzi indù, per conservare i tesori e insieme rifornire di acqua. La rampa avvolgente impediva di fuggire facilmente con grandi quantità di preziosi. In caso di conquista il tesoro poteva essere gettato in acqua in modo da essere nascosto al meglio.
Taj Mahal: la "Moschea"
Quanto all'interno del Taj...
Secondo il Corano e le parole del Profeta un musulmano dovrebbe scegliersi una tomba umile e senza contrassegni. Il Taj Mahal sarebbe dunque una palese violazione dell'Islam. Ha addirittura due tombe, una effettiva, sotto e un cenotafio, sopra. Ma forse fu una soluzione obbligata.
Infatti Il cenotafio della regina, fatto erigere da Shahjahan al centro della struttura al piano terreno (le tombe vere si trovano nel seminterrato), mostra un basamento di marmo bianco, mentre la parte che sostiene e gli altri tre cenotafi sono ricoperti di rampicanti stilizzati. Probabilmente la base è l'antico piedistallo su cui era deposto il sacro lingam.
Non trovarono evidentemente altro modo per sostituire i due Lingam sovrapposti. Questi per altro, rappresentano un uso consolidato per l'induismo. Ci sono due Lingam sovrapposti ad esempio nel Mahankaleshwar a Ujjain.
A riprova, la catena che pende al di sopra del cenotafio e sorregge una lampada, una volta sorreggeva probabilmente l'anfora che irrorava costantemente il sacro Lingam. A questo si riferirebbe dunque la leggenda della lacrima di Shahajan che cade sul cenotafio dell'amata ad ogni luna piena che si verifichi alla vigilia dell'inverno.
Intorno al cenotafio, infine, c'è un preambulatorio con 5 passaggi aperti verso il luogo in cui doveva trovarsi il Teja Linga. Di nuovo è una soluzione tipicamente induista.
Molti tra gli addetti alle pulizie e alla manutenzione del complesso dichiarano di aver visto stanze sotterranee segrete in cui sono stati sigillati tutti i simboli del tempio shivaita e forse anche il sacro Taj-Linga.
In conclusione, la questione sembra davvero complessa. Si può dire ancora qualcosa per cercare di "dipanare le matasse"? L'indagine radioestesica può aiutare?
Proviamoci...
La prima caratteristica interessante che balza all'occhio analizzando radioestesicamente il Taj è la sua perfetta coincidenza con un incrocio di vene d'acqua piuttosto ampie, scelta che sembrerebbe più adatta a un tempio piuttosto che a una tomba.
La seconda stranezza che il rilevamento evidenzia è la presenza di due condutture rettilinee sotterranee, quasi certamente artificiali che, da sotto la sepoltura di Mumtaz, in coincidenza della verticale della cupola a goccia, si dirigono verso le due fontane esterne laterali al Taj. Le condutture sono chiuse ma si posson oancora sentire vibrazioni polarizzate causate dal passaggio di acqua in tempi precedenti. Ciò in qualche modo è riconducibile all'idea che dove ora c'è la sepoltura di Mumtaz (quella vera, nell'ambiente sotterraneo) potesse davvero trovarsi un linga costantemente irrorato di acqua, che defluiva poi da queste condutture.
Inoltre, i due condotti così posizionati sono puntati rispettivamente verso ovest e verso est, cioè verso i due Lokapala (guardiani dei punti cardinali, secondo l'Induismo) Varuna e Indra, associati al pianeta Venere e al Sole, maschile e femminile, quasi a voler ricreare la celeberrima "frullatura dell'oceano di latte", la raffigurazione mitica indiana del funzionamento del mondo e delle sue leggi.
Taj Mahal, rilievo con vene, canalizzazioni e rete Hartmann deformata al centro
L'ultima caratteristica rintracciabile attravrso l'analisi radioestesica è la peculiare disposizione della rete geomagnetica Hartmann intorno al Taj e al suo interno. La rete infatti, ben disposta e uniforme nel complesso, si spinge senza ostacoli apparenti anche dentro i suoi muri e nelle sue stanze. Ma risulta deviata intorno al nucleo centrale, come se quell'ottagono scavato nel pavimento (la stanza sotterranea, non il diaframma costruito al piano di calpestio) riuscisse in qualche modo a "difendere" dalla rete ciò che contiene.
Ebbene, la capacità di deflettere la griglia Hartmann è una particolarità propria soprattutto dei luoghi sacri (chiese cristiane, templi, ecc.). Forse se qui davvero c'era un tempio, l'intera struttura una volta era in grado di schermare il suo interno dalla rete Hartmann ma le modificazioni arbitrarie successive gli hanno tolto questa capacità.
In conclusione dunque, alla luce di queste ultime prove, pur circostanziali e difficili da verificare, il Taj, potrebbe davvero essere il mitico tempio Tej-o-Mahalay dove era custodito Tej-Linga, il cui fuoco cova ancora nelle profondità della sua base, anche se soffocato dalle ristrutturazioni apportate dai Mogul.
Torna a Taj Mahal: tomba o tempio vedico? - prima parte
Torna a Taj Mahal: tomba o tempio vedico? - seconda parte
Torna a Taj Mahal: tomba o tempio vedico? - terza parte
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