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Il film di Nichols riesce a trasmettere sensazioni ambivalenti, da una parte si potrebbe parlare di un senso di disagio ed oppressione che il suo protagonista fa trasparire nel suo scivolare lentamente verso una paranoia che non assume mai toni esasperati o urlati, in cui la sua quotidianità in maniera lutulente, attraverso piccoli segnali e indizi, sfuma in un clima di paura e timore, che intorno a lui viene scambiato per follia o stranezza.Dall'altra questa scelta narrativa priva di effetti scenici particolari, basata su una tensione molto dilatata, potrebbe indurre lo spettatore a ritenere che il film di Nichols non sia in grado di arrivare ad un punto focale, dedicando troppa attenzione ad un quotidiano che non pare avere molte variazioni, se non date da particolari minimi, quasi esiziali che potrebbero annoiare, ma l'intento del regista è proprio quello forse di condurre lo spettatore con la dovuta calma, verso una ambivalenza rappresentativa e percettiva, volta a depistare e mettere in crisi le proprie convinzioni sui sogni/visioni del suo protagonista, quale novella Cassandra emarginata dalla propria comunità di appartenenza.Nichols realizza in fondo un film che attraverso la metafora della catastrofe naturale catalizza le paure e le insicurezze dal punto di vista sociale e lavorativo di un America, quella più rurale, alle prese con un futuro incerto, colpito da una serie di errori di politica economica, che sembrano aver piegato la fiducia di molti e che portano il singolo a perdersi e a cercare un riparo, che non sembra poter essere sufficiente per salvarsi dal disastro incombente.
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