Con il conto alla rovescia ufficialmente iniziato in vista del 16 ottobre, quando oltre 5mila Comuni chiameranno i loro contribuenti a versare il primo acconto della tassa sugli immobili, dopo la proroga del governo, ancora non è certo che le entrate dall’incremento di aliquota siano effettivamente utilizzate per aumentare le detrazioni.
La rivelazione è opera del viceministro dell’Economia Luigi Casero, il quale ha confermato come non sia in programma nessun genere di vigilanza nei confronti dei Comuni che operino aliquote superiori al 2,5 per mille, così come consentito dalla legge che ha istituito la nuova imposta sugli immobili.
Insomma, non solo la Tasi ha riportato l’imposizione fiscale anche a quelle fasce che nel 2013 ne erano state esenti, per via del blocco all’Imu poi parzialmente recuperato a inizio 2014 con la mini Imu, ma ha anche assicurato una stangata in quei Comuni in cui si cerca di massimizzare il gettito, magari proponendo detrazioni che finiscono per riguardare una parte ridottissima delle abitazioni.
Così, i Comuni potranno aumentare fino al 3,3 per mille l’aliquota sulla prima casa, senza, con ciò, assicurare nessun riscontro tra le entrate in surplus rispetto al tetto massimo consentito e gli sconti per la popolazione più in difficoltà.
Pagano anche gli affittuari
Del resto, la Tasi si applica, come noto, anche agli inquilini, che per la prima volta insomma si troveranno a saldare il tributo in compartecipazione con i proprietari, secondo un sistema ancora ignoto ai più e che sta già generando disagi nei Centri di assistenza.
Nello specifico, a seguito della pubblicazione delle delibere sul sito del Mef, il conteggio di Comuni che il 16 ottobre chiederanno l’obolo ai residenti in immobili sottoposti a locazione, saranno 4256, di cui grandissima parte per decisione autonoma, e gli altri per lo scatto del meccanismo che lo rende automaticamente effettivo.
Tra questi, anche alcune tra i centri principali, come Roma e Milano. Rimane, comunque, la possibilità che in molti casi si scenda sotto i 12 euro minimi e che in questo modo il pagamento non venga richiesto, dal momento che la quota richiesta agli inquilini sarà pari al 10% di quanto chiesto al proprietario dell’immobile.
Fonte: ItaliaOggi