Tra le possibili manovre che potrebbero esser messe in atto dal Governo per risanare il bilancio dello Stato, è prevista anche la tassa patrimoniale, di cui si sta parlando davvero tanto negli ultimi tempi. Di cosa si tratta esattamente?
Come suggerisce la stessa parola, questa tassa prevede un prelievo forzoso da parte dell’Erario sul patrimonio delle famiglie; bisogna dunque comprendere che cosa rientra, appunto, nel patrimonio tassabile.
Senza considerare altri tipi di tasse patrimoniali già in vigore, quali ad esempio la tassa di successione, l’Ici e la tassa che pesa su tutti i
conti correnti, la tassa patrimoniale che potrebbe esser messa in atto dal Governo sarebbe la classica “stangata una tantum”, ovvero un prelievo occasionale forzoso, legato a momentanee e gravi esigenze.
Ovviamente, il patrimonio di una famiglia non si compone esclusivamente di liquidità, ma anche di titoli, di proprietà immobiliari, di investimenti. La tassa patrimoniale che fu messa in atto nel 1992 da Giuliano Amato colpì esclusivamente i depositi in conto corrente bancario e postale, con un prelievo del 6 per mille; un’eventuale nuova patrimoniale potrebbe basarsi, appunto, anche sulle proprietà di una famiglia o su altre tipologie di deposito dei risparmi, quali ad esempio i libretti postali nominali.
Sebbene io sia un ferreo sostenitore della necessità di redistribuire la ricchezza e di diminuire le diseguaglianze economiche tra i vari ceti sociali, trovo che questa forma di prelievo sia assolutamente assurda.
In un Paese dove anche i piccoli redditi sono tassati, e non vi sono differenze sostanziali tra i prelievi fiscali dei redditi bassi e di quelli medio-alti, con una tassa patrimoniale si va di fatto a privare il cittadino di uno dei pochi diritti che gli spettano, ovvero il diritto di risparmiare.
Per una corretta redistribuzione della ricchezza, non credo vi sia via migliore di quella di tassare i redditi; di fatto una tassa patrimoniale peserebbe allo stesso modo su un conto corrente di tot euro di un cittadino che guadagna 2.000 euro al mese e su un conto corrente della medesima entità di una persona che ne guadagna 400.
Insomma, non conta quanti sacrifici costano accumulare dei risparmi, ma conta solo recuperare delle somme dai risparmiatori, senza guardare in faccia nessuno.
Ancora più inaccettabile sarebbe la patrimoniale che pesa esclusivamente sui conti correnti: come se la liquidità a disposizione fosse l’unica fonte di ricchezza per una famiglia.
Insomma, spero vivamente che il Governo non approvi questa spiacevole ed a mio avviso ingiustissima iniquità sociale.
Written by Riccardo G.
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