Cgia di Mestre: “quest’anno pagheremo 2,6 miliardi in più. La Tasi ci costerà almeno 4 miliardi”
Il peso degli immobili – L’Italia è una Repubblica fondata sugli immobili, questa è una verità comunemente riconosciuta in lungo e in largo per tutta la Penisola e le recenti dispute in merito alla Tasi non fanno altro che confermarla. A porre l’accento sull’importanza degli immobili e soprattutto su quella relativa alla loro tassazione è la Cgia di Mestre, che ha calcolato il gettito derivante dal patrimonio immobiliare complessivo del Paese, composto dunque da case, uffici, negozi, capannoni e altri immobili.Il carico fiscale - Dunque, alla luce di quanto fin qui esposto, vediamo che i calcoli effettuati dall’istituto veneto hanno fatto emergere un evidente aumento nel 2014 del carico fiscale degli immobili rispetto a quello rilevato lo scorso anno. Quest’anno infatti il carico fiscale raggiungerà i 52,3 miliardi di euro, ma sarà comunque destinato ad aumentare di oltre 2,6 miliardi di euro, vale a dire con una variazione pari al +5,4%. I ricercatori della Cgia sono arrivati a un tale ammontare partendo dalla somma dei 9,3 miliardi di euro di gettito legati alla redditività degli immobili (Irpef, Ires, Registro e bollo, cedolare secca), degli 11,9 miliardi di euro riferiti al trasferimento degli immobili (Iva, imposta di registro/bollo, imposta ipotecaria/catastale, le successioni e le donazioni) e degli oltre 31 miliardi di euro riconducibili al possesso dell’immobile (Imu, imposta di scopo, Tari e Tasi). Detto questo, sebbene il costo complessivo della Tasi risulti pari a 4,1 miliardi di euro, l’aumento del carico fiscale per il 2014 sarà di 2,6 miliardi di euro. Su una tale contrazione del peso grava infatti sia l’eliminazione della maggiorazione Tares, dalla quale si è conseguito un risparmio di un miliardo di euro, che il decremento dell’Imu pari a quasi 675 miliardi di euro.
Il punto – Su questi dati si è largamente espresso il numero uno della Cgia di Mestre, il segretario Giuseppe Bortolussi, secondo il quale, “fino a qualche anno fa l’acquisto di una abitazione o di un immobile strumentale costituiva un investimento. Ora, chi possiede una casa o un capannone sta vivendo un incubo. In primo luogo perché la confusione e le difficoltà legate alle modalità di pagamento hanno raggiunto livelli inammissibili, in secondo luogo perché tra Imu, Tasi e Tari gli immobili sono sottoposti ad un carico fiscale ormai insopportabile”.
Dunque, alla luce di quanto illustrato dalla Relazione tecnica allegata alla Legge di Stabilità 2014, per l’anno in corso il gettito Tasi dovrebbe essere pari ad almeno 3.764 milioni di euro, alla cui cifra si è arrivati a partire da un calcolo basato sull’ipotesi che il tributo sia applicato con aliquota base all’1 per mille. Purtroppo però, lo si è visto proprio in questi giorni, le scelte dei comuni hanno gettato non poco scompiglio e altrettanta incertezza. La Cgia rileva infatti che, in base alle poche delibere che sono già state pubblicate sul sito del Dipartimento delle Finanze, i comuni hanno optato per scelte abbastanza varie. Partendo da una tale premessa si delinea la difficoltà di stimare l’effettivo gettito Tasi, oltreché quello inerente all’Imu. In generale, l’ente mestrino ha ritenuto opportuno supporre che le risorse derivanti dal gettito Tasi-Imu possano essere equiparabili in linea di massima a quelle disponibili sia lo scorso anno che in quello precedente. “Oltre all’imponente sforzo economico che anche quest’anno i proprietari di immobili saranno chiamate a sostenere i contribuenti italiani dovranno sopportare anche un costo aggiuntivo legato alla burocrazia che attanaglia queste operazioni. Secondo una nostra elaborazione su dati della Banca mondiale, per pagare le tasse in Italia sono necessarie 269 ore all’anno, pari a 33 giorni lavorativi. Nell’area dell’euro solo il Portogallo registra una situazione peggiore della nostra”, ha concluso Bortolussi. Fonte: CgiaMestre