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Tav: questo è il Parlamento di scherzi a parte

Creato il 12 aprile 2014 da Albertocapece

Il-popolo-dei-No-Tav-a-Roma-16_multimedia_full“Il presente Accordo non costituisce uno dei protocolli addizionali previsti all’articolo 4 dell’Accordo firmato tra i Governi italiano e Francese… In particolare non ha come oggetto di permettere l’avvio dei lavori dei lavori definitivi della parte comune italo-francese, che richiederà l’approvazione di un protocollo addizionale separato, tenendo conto in particolare della partecipazione definitiva dell’Unione europea al progetto.”

Il senato ha approvato questo memorandum di intesa che in realtà non dice nulla, ma era stato voluto da Monti per dare l’impressione che la Francia fosse davvero interessata all’inutile opera, del resto da tempo già esclusa dalle priorità del sistema ferroviario transalpino. Insomma era in gran parte una cortesia diplomatica che tuttavia nelle premesse escludeva con chiarezza – come è facile leggere – qualsiasi operatività, rimandata a data da destinarsi e probabilmente non prima del 2030 -2040 come dice un rapporto ufficiale del Parlamento francese. Tanto che la stampa transalpina nemmeno ne aveva parlato. Eppure questo voto sul nulla è stato voluto e presentato come l’irreversibilità della Tav rientrando in quegli accordi internazionali intoccabili che sappiamo.

In pratica il Parlamento con la complicità del sistema mediatico che lo copre, sta prendendo in giro i cittadini, non solo buttando via quattrini inutili, ma ancora una volta facendo credere che è “necessario” andare avanti con i lavori essendo ormai legati da un accordo con la Francia. In realtà il memorandum di intesa, che era misteriosamente scomparso per un anno, mentre specifica le varie parti della torta, è un chiarissimo invito a soprassedere e a ripensarci in tempi migliori e specifica la sua natura puramente interlocutoria. Questo perché non basta certo un voto consultivo del parlamentino di Strasburgo per far comparire i fondi europei destinati a coprire il 40% dell’opera (l’Italia dovrebbe metterci il 35%): il riferimento ai fondi Ue è infatti puramente teorico e volto proprio al rinvio. Ma c’è anche il problema che l’Europa potrebbe ipoteticamente dare una mano per il tunnel, ma non per l’insieme dell’opera per la quale occorreranno non meno di 35 miliardi di euro che non ci sono né a Parigi né, tanto meno, a Roma: senza questo insieme il tunnel i cui costi sono destinati a triplicarsi, non serve a nulla.

Intanto la Francia ha varato un piano di ammodernamento ferroviario che impegnerà il Paese per un decennio e da cui è esclusa completamente la Torino – Lione, tra l’altro già investita da scandali anche al di là delle alpi: casualmente il membro di una commissione di inchiesta sugli appalti era il fratello del presidente dell’azienda appaltatrice. Ma qui il sistema politico per poter mandare avanti i lavori, probabilmente già da tempo oggetto di grande e concreta riconoscenza che non può assolutamente essere tradita, ha bisogno di creare la favola dell’irreversibilità per portare avanti oggi e in condizioni drammatiche, lavori che, semmai, potrebbero essere utili fra trent’anni, ammesso che il traffico cresca e non continui a diminuire come negli ultimi quattro lustri al punto che le linee esistenti sono sottoutilizzate.  E in nome della stessa fasulla irreversibilità cercare di colpire ogni contestazione, come prova generale di un sistema sempre più autoritario.

Insomma un vero raggiro. E guai se lo denunci.


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