Dopo le delusioni di Atene 2004 e Saitama 2006, Usa Basketball ha ricostruito un ciclo importante, basato su coach Mike Krzyzewski, sul genio di Jerry Colangelo e sulla voglia dei migliori giocatori di far tornare in alto la bandiera a stelle a striscie nel gioco che loro hanno inventato. Da lì in poi sono arrivati l’oro di Pechino, la corona mondiale di Istanbul e un altro oro a Londra, vinto seppur con qualche difficoltà di troppo nella finale della North Greenwich Arena. Team Usa ’12 è stata costruita sulla strapotenza di LeBron James, il talento di Kevin Durant e il carisma di Kobe Bryant, più un supporting cast stellare. Vediamo, uno per uno, i voti ai 12 membri di Team Usa.
LEBRON JAMES 9 (13 pti, 5.6 reb, 5.6 ast) Dopo il titolo, chi lo ferma più? Un dominatore assoluto, su due lati del campo, come dimostrano le cifre. Ha chiuso lui la finale con la Spagna, ha marchiato a fuoco ogni gara con fiammate decisive. Se Durant è stato il braccio, lui è stato la mente di Team Usa. Ha avuto tutto e tutti in pugno, lunghi, piccoli, guardie, centri. Ha tenuto in difesa gente come Scola e Gasol. E ci ha messo pure una tripla doppia, non così facile a livello Fiba. Semplicemente devastante.
KEVIN DURANT 9 (19.5 pti, 5.8 reb) Terrificante. Dopo aver vinto un Mondiale quasi da solo, si è confermato il realizzatore di Team Usa, quello capace di capitalizzare ogni scarico dei compagni. Ha crivellato ogni retina incontrata, ha chiuso con quasi venti punti di media (dietro solo ai 21.5 di Mills dell’Australia), ma con 156 punti totali nel torneo (il massimo) e 30 in finale. E con 34 triple. Pazzesco.
KOBE BRYANT 8 (12.1 pti) Come Paul, anche il Black Mamba ha accettato il suo ruolo più defilato. Si è limitato ad alcuni assoli al sassofono degni del miglior giocatore del mondo, come la scarica di triple contro l’Australia nel quarto quarto, che ha chiuso definitivamente la gara, e i canestri contro la Spagna, quando gli altri faticavano parecchio. Una grande, ultima, Olimpiade proprio per questo, per come si è messo al servizio della squadra e di coach K.
CHRIS PAUL 7.5 (8.3 pti, 5.1 ast, 2.5 ste) Il piccolo generale da Wake Forest ha saputo accettare con saggezza il suo ruolo, di puro playmaking, cosa che non fa ai Clippers. Anche questo fa parte di un grande giocatore che però, quando serviva, ha saputo prendere il mano la squadra. Impossibile non citare la finale con la Spagna, quando nel quarto periodo, ha messo i canestri del definitivo allungo dei suoi.
KEVIN LOVE 7 (11.6 pti, 7.6 reb) In finale ha faticato contro Pau Gasol, e in generale in difesa ha mostrato tutte le sue lacune. Ma per il gioco Fiba, era lui il centro prediletto di coach K. Un giocatore che sa tirare da fuori, mettere palla per terra, giocare in post e andare a rimbalzo come nessuno. Con lui in campo Team Usa riusciva ad avere decente tonnellaggio e anche ad aprire il campo in attacco. Cosa chiedere di più?
CARMELO ANTHONY 6.5 (16.3 pti, 4.8 reb) Un bomber, fatto e finito. 16 di media in 17 minuti, più i 37 alla Nigeria in meno di 15 minuti, sono roba per cannonieri. Melo non ha mai avuto problemi a far canestro. Il problema è che ha faticato troppo ad accettare un ruolo da quarto, se non quinto violino. Ha tirato tanto, troppo, e spesso con lui in campo la squadra ha faticato. Per non parlare dei suoi atteggiamenti, a volte incomprensibili, come le mani in tasca durante l’inno.
DERON WILLIAMS 6.5 (9 pti, 4.6 ast) Quando è riuscito a stare nello script voluto da coach K, ha fatto meglio persino di Paul, rispetto a cui ha più fisico e soprattutto è un miglior tiratore. Molti parziali positivi di Team Usa sono partiti dall’asso dei Nets. Purtroppo però spesso ha forzato, è andato fuori giri e la squadra ne ha risentito.
TYSON CHANDLER 6 (4 pti, 4 reb) Centro titolare di una squadra che però con lui in campo faticava, e non poco. Ha lottato a rimbalzo e ha dato il suo contributo come intimidatore, ma non è un mistero che coach K gli preferiva Love, più adatto al gioco Fiba.
RUSSELL WESTBROOK 6 (8.5 pti) Gioca ad un ritmo diverso dagli altri, e totalmente inadatto a quello Fiba. Inoltre non ha ancora quella capacità di lettura del gioco per poter capire che quando la difesa è chiusa, non si può andare dentro. Troppo spesso fuori controllo, sui due lati del campo. Viceversa ha regalato i soliti lampi di talento e atletismo cristallini.
ANDRE IGUODALA 6 (4.3 pti, 2.8 reb) Pochi minuti anche per lui. Atleta puro con braccia lunghissime, ma poco adatto al gioco Fiba, col campo più stretto e molti giocatori che ti attaccano e non ti permettono di palleggiare. In Nba gioca spesso da point forward, in Europa uno col suo fisico non può.
JAMES HARDEN 6 (5.5 pti) Forse ci si aspettava qualche minuto in più per il Barba. Ma con gli All Star che aveva davanti era dura grattare minuti. Anche per lui spazio a gara finita: ha deliziato il pubblico con alcune belle schiacciate. Col ritiro di Kobe avrà spazio nei prossimi anni.
ANTHONY DAVIS 6 (3.7 pti, 2.7 reb) E’ il futuro nel ruolo di pivot. Ha avuto spazio solo nei garbage time, dove ha mostrato atletismo, verticalità e senso della posizione. Era il 12esimo e tale è rimasto.