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Non avrei mai pensato che sarebbe stato orribile.
C’è tutta l’isola accalcata sulla spiaggia, o almeno questa è l’impressione. Finn mi ha convinta a prendere la Morris, che ovviamente si è rotta, così siamo arrivati dopo tutti gli altri. Davanti a noi ci sono due mari: un lontano oceano blu cobalto e una massa brulicante di cavalli e uomini. E sono tutti uomini, non c’è una sola donna fra di loro, a meno che non si voglia contare Tommy Falk con le sue graziose labbra da femmina. Gli uomini fanno mille volte più chiasso dell’oceano. Non riesco a capire come riescano ad allenarsi, a muoversi o a respirare. Non fanno altro che gridare ai cavalli e fra di loro. È come un enorme litigio, ma non so dire chi è arrabbiato con chi.
Finn e io esitiamo in cima al lungo sentiero che scende verso la spiaggia. Il terreno sotto i nostri piedi è pieno di buche e zolle sollevate dai cavalli che sono già stati portati giù. Finn osserva accigliato la confusione di persone e animali, mentre il mio sguardo è catturato da un cavallo che galoppa ai margini più distanti della marea che si sta ritirando. Ha il mantello di un rosso acceso, pare sangue vivo, con una piccola figura scura accovacciata sul dorso. A tempo gli zoccoli del cavallo colpiscono la battigia, sollevando alti spruzzi.
La vista di quel cavallo al galoppo, i muscoli tesi allo spasimo, una velocità da togliere il fiato, è così bella che mi vengono le lacrime agli occhi.
«Quella pare due cavalli messi insieme» dice Finn.
Cosa ne pensate? Qualcuno di voi l'ha già letto? Fatemi sapere!