Oggi al Cinema ha avuto il piacere e il grande onore di intervistare Teho Teardo, in occasione dell’uscita del nuovo album “Ballyturk”. Esso nasce dalla collaborazione con il drammaturgo Enda Walsh (Hunger – Steve McQueen) e vede la partecipazione dell’attore Cillian Murphy, attualmente sui piccoli schermi con Peaky Blinders. In questo nuovo album compaiono anche Joe Lally (Fugazi) e Lori Goldston, violoncellista dei Nirvana. Di seguito l’intervista di Oggi al Cinema a Teho Teardo.
Buongiorno Teho e benvenuto su Oggi al Cinema. La tua carriera musicale parte negli anni ’80 e ti ha visto coinvolto in un sacco di progetti, sia solisti che in collaborazione con altri artisti. Tra questi io personalmente ho adorato in maniera particolare il disco fatto a nome Here realizzato insieme a Jim Coleman. Com’è avvenuto invece l’incontro con il mondo del cinema iniziato, se non sbaglio, con la colonna sonora di Denti di Gabriele Salvatores?
Casualmente: ero a Pisa in uno studio di registrazione, il Westlink, lì ho conosciuto Federico Dè Robertis, musicista che aveva lavorato diverse volte ai film di Gabriele Salvatore. Ha ascoltato la mia musica, l’ha fatta sentire a Gabriele e mi hanno coinvolto per scrivere le musiche di Denti. Una scelta che è avvenuta per evidenti affinità musicali.
Tra le soundtrack da te firmate ci sono quelle per alcune delle migliori pellicole italiane degli ultimi anni, come La ragazza del lago, Il divo, L’amico di famiglia e Diaz – Don’t Clean Up This Blood. Immagino sarai fiero di tutti i tuoi lavori, ma c’è una colonna sonora cui sei affezionato in maniera particolare, una che consideri il tuo vero e proprio Capolavoro?
Non sta a me giudicare la qualità del mio lavoro, ma sono molto affezionato alle musiche che ho scritto per La Ragazza Del Lago e Diaz, quest’ultimo è passato anche recentemente alla Rai, una specie di evento data l’indifferenza riservata a questo film da parte della tv di stato.
A proposito de Il divo e de L’amico di famiglia, tocchiamo l’argomento Paolo Sorrentino. Dopo la vittoria dell’Oscar con La grande bellezza, l’hai chiamato per rimproverarlo di averti “tradito” per le musiche del film con il compositore Lele Marchitelli e pure con Raffaella Carrà?
Ah ah ah, come sei simpatico, ma ti sembra una cosa intelligente da fare? A me no. I tradimenti sono proprio un’altra faccenda, non è questo il caso. Paolo si è occupato interamente della colonna sonora con la musica di repertorio. Inoltre Marchitelli non c’entra molto, ci sono solo un paio di suoi pezzi nel film, non è una colonna sonora la sua, e la Carrà…La Carrà me la voglio ricordare per quell’ombelico ipnotico che quando eravamo ragazzini ci mandava in orbita.
Passiamo ora a parlare del tuo ultimo lavoro, Ballyturk, nato come colonna sonora dell’omonima opera teatrale di Enda Walsh e ora appena uscito come album. Ci sono state delle differenze nell’approccio e nella composizione per il mondo teatrale rispetto a quello cinematografico?
Si tratta sempre di raccontare una storia, inoltre il contesto di Ballyturk è molto cinematografico anche per la provenienza delle persone coinvolte. E’ stata un’esperienza fenomenale con dei talentuosi professionisti con i quali si sono potuti raggiungere degli apici notevoli. Una gioia.Vorrei succedesse di nuovo domattina, lo vorrei proprio.
Nella prima traccia del disco si sente la voce di Cillian Murphy, il protagonista dell’opera teatrale. Com’è stato lavorare con lui? Vi siete incontrati in studio oppure è stata una collaborazione a distanza?
Abbiamo lavorato molto assieme durante le prove e abbiamo costruito Ballyturk con la massima perizia. Cillian, nonostante sia una star internazionale è persona umile e completamente dedita al proprio lavoro dove non si risparmia. Mi ha sbalordito non solo per le scontate capacità, ma anche per una determinazione a trovare un senso nel proprio lavoro.
Nel corso della tua carriera hai lavorato con grandi registi come Sorrentino, Salvatores, Vicari e Molaioli. C’è però un altro autore cinematografico, anche straniero, con cui sogni di collaborare?
Mi piacerebbe lavorare con Herzog, il mio sogno da sempre.
Tra l’Oscar a La grande bellezza e i riconoscimenti nei Festival internazionali a film come Le meraviglie, Cesare deve morire, Reality e Sacro GRA, il cinema italiano sembra vivere un momento positivo. Tu che puoi osservare questo ambiente sia dall’interno, in quanto autore di colonne sonore, che dall’esterno, in quanto musicista e non filmmaker, cosa ne pensi? Dietro ai premi c’è davvero una scena cinematografica vitale?
A me non pare un momento particolarmente felice, che ritorno hanno in Italia questi premi per il nostro cinema, per le nuove generazioni che vorrebbero fare cinema? Sono molto felice per chi ha ottenuto tali risultati, davvero straordinari, ma da qui a parlare di momento felice ne passa. Prova un po’ a guardare i numeri in sala.
L’Italia ha una grande tradizione nell’ambito delle colonne sonore cinematografiche. C’è qualche nome a cui ti ispiri, o i tuoi riferimenti musicali principali sono da cercare all’infuori del mondo delle soundtrack?
Come puoi ben sentire nella mia musica non ci sono riferimenti o legami con altri compositori per il cinema. Le inevitabili influenze arrivano da altrove, penso a Brian Eno, a Steven Reich. Ho amato molto il lavoro di Arvo Part prima che venisse spappolato nel cinema ed utilizzato come un videoclip. Ma anche la musica rock, non sarei qui oggi senza i Sonic Youth. Ma e influenze devono esser contenute in un luogo ben preciso del nostro inconscio, apparire solo di quando in quando, poi devi elaborare tutto e proporre qualcosa che rappresenti te, non gli altri. Non puoi vivere nelle scarpe e con le armonie di qualcun altro. Una questione di necessaria autorità che chiedo alla musica, alla mia soprattutto.
di Marco Goi per Oggialcinema.net