Tel Aviv, capitale della vita notturna di Israele.
E non lo dico io, ma un esperto di locali: vi ricordate di Stefano Gianuario, autore della magnifica legge del barrio, ovvero elenco di punti per riconoscere un bar da quel che bar non è?
Stavolta è andato in missione direttamente sul campo: a Tel Aviv, per scoprire cosa ha da offrire la vita notturna della città che non dorme mai (per quella diurna, invece, andate pure a rifocillarvi nel leggendario ristorante Dr Shakshuk) .
Vi fate un giro con lui?
Tel Aviv Mon Amour
di Stefano Gianuario
Dimenticate Londra, Berlino e Barcellona. O meglio, prendete i club di Londra, la varietà dell’offerta di Berlino, la movida di Barcellona e mettete tutto in un’unica città che dalla sua ha inoltre il clima di Miami praticamente tutto l’anno.
Esiste, è sul pianeta terra ed è a poche ore di volo dall’Italia.
Questa Terra Promessa della nightlife è Tel Aviv, capitale di Israele.
D’accordo.
Ora, in molti, staranno storcendo il naso, alcuni si barricheranno dietro pavidi timori, altri scuoteranno la testa fingendo impegno etico e morale e boicottando tutto quanto vive sotto la stella di David.
Problema loro e di chi trova sicurezza nel pregiudizio mentre, per chi crede ancora nella bellezza dello stupore, le porte di Tel Aviv sono aperte.
Sfatare i falsi miti sugli israeliani, o per lo meno sui giovani e sugli universitari è il secondo passo. Tutte le questioni geopolitiche che vi stanno attraversando velocemente le sinapsi, come ormoni sbronzi nella notte di Capodanno, ai giovani israeliani interessano poco o niente.
Sono in tutto e per tutto dei ragazzi occidentali, per meglio dire sud europei e quindi festaioli impenitenti.
Questo non vuol dire che trattino i macro argomenti con superficialità, tutt’altro.
Per parlare dei grandi temi c’è sempre il giorno, davanti a una tazza di caffè, mangiando hummus come se non ci fosse un domani, o giocando a racchettoni lungo il litorale, sempre che si riesca a vincere il petulante rumore dello sport-scacciapensieri più amato sulle spiagge della città, (praticamente un’eterna partita di ping pong collegata a un amplificatore).
Si discute e ci si confronta di giorno perché la notte ha una sola parola d’ordine: divertimento.
Ed è un divertimento con la d maiuscola, declinato per tutti i gusti, anche quelli che non sapete ancora di avere.
Il cuore pulsante della vita notturna si articola in un dedalo di vie, tra Rothschield Boulvard e il quartiere di Harakevet, (ma ogni quartiere ha comunque un qualcosa da offrire) e il club to club si può benissimo fare a piedi o in taxi, a patto di trovarne di liberi.I Telavivim, ovvero gli abitanti della capitale, soprattutto il venerdì sera, lungo la notte che precede la festa dello sabbath, difficilmente gireranno con le proprie auto, preferendo lasciare qualche centinaio di sheqel ai tassisti piuttosto che incappare in alte sanzioni e altre disdicevoli complicazioni con la legge per la guida in stato d’ebbrezza.
Seguite il loro esempio, quattromila anni di saggezza serviranno pur a qualcosa.
Un club per chi vuole atmosfere lounge e luci basse, musica diffusa da altoparlanti e non direttamente nei gangli cerebrali da djs nuovi ogni sera e bere qualche birra chiacchierando senza salutare per sempre le corde vocali è indubbiamente il Kuli Alma (Mikveh Israel 10, questo il sito).
Degno di nota è poi Aria (Nahlat Binyamin St 66, questo il sito) bolgia infernale al piano inferiore, dove sarete adescati da ogni forma di vita e non ma anche ballare da veri sfigati scoordinati in libertà, (forti del fatto di non mettervi mai più piede nelle prossime dodici vite). Al piano superiore invece, ristorante di grande qualità (ottime le tartarre e i piatti a base di pesce) con una cantina di vini tutta da scoprire. (Ecco, magari non proprio tutta ma capire cosa cambia in un sirah kosher da un sirah che kosher non è, potrebbe avere senso..)
Non potrete dire di aver vissuto la notte di Tel Aviv senza aver fatto almeno un salto a Casa Veranda (Rothschild Blvd, 32, questa la pagina Fb) dove potrete bere un long drink comodamente seduti all’interno, bere shoot casuali proposti dai barman nella terrazza esterna, bere birra appollaiati alla console del dj e sostanzialmente bere, confidando nei poteri taumaturgici e disinibitori dell’alcol.
Infine, per i nottambuli che non sanno cosa sia la vergogna, è il caso di mettere piede al Solo (Yehuda Halevi 46, questa la pagina Fb).
Si tratta di una discoteca con tutti i crismi, ovvero code chilometriche all’ingresso, buttafuori taurini, prezzi dieci volte superiori alla media, musica difficilmente definibile tale che provocherà vari collassi degli organi interiori e amenità del genere. Ma va da sé che è un vero club, suggestivo e dislocato su più livelli con installazioni e opere che se vi prende la sbronza pesa potreste diventare sceneggiatori di David Lynch.
Da ultimo, non è il caso di parlare di soldi, non sta bene a casa d’altri.
Diciamo che una serata a Tel Aviv costa un po’ meno che una a Milano e qualcosa in più di una a Roma ma le variabili sono incalcolabili, dipende dalla vostra sete, dalla vostra fame di scoperta, da quanto vorrete fare i brillanti con le veneri e i putti di varia guisa che incontrerete lungo il vostro viaggio al termine della notte.
Ovviamente non è che un assaggio, un’idea, un aperitivo di Tel Aviv ma, a costo di incensare la banalità, da qualche parte occorre pur partire.
[Credits foto: Stefano Gianuario, Kuli Alma, Aria, Solo]