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Telepolitica

Creato il 20 febbraio 2013 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

le storie diario tialianoÈ innegabile che la caratteristica peculiare di questa campagna elettorale sia  il prepotente ritorno all’uso del mezzo televisivo e Corrado Augias attento e fine analizzatore dei fenomeni della nostra società non poteva esimersi dal dedicare una puntata del suo Le Storie – diario italiano all’argomento, supportato anche dall’opinione del professor Ilvo Diamanti, politologo dell’Univesità di Urbino.

La tv è tornata a reggere la campagna elettorale, nessuno se lo aspettava e la sorpresa dell’esculsività della tv  come scelta da parte dei candidati di molti partiti ha suscitato sorprese. Bandite da tempo le piazze e il comizio tradizionale, il territorio è stato largamente abbandonato, eccezion fatta per Grillo che puntando sul suo carsima e sulla protesta, ne ha fatto il luogo di riferimento,  che però rimbalza anche nella televisione,  – ” Andare in Tv senza andarci è un bel vantagggio, è astuto” – afferma il professore. La cosa che colpisce

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maggiormante è questa improvvisa voglia di televisione, supportata da dati numerici – ” La comparazione tra il 2008 e la presenza in Rai dei candidati, diretta o indiretta registra 7962 minuti, quella attuale 9171, tradotta in ore, da 153 a 132 in un mese, quasi un giorno in più di propaganda e questo limitatamente alla Rai”. Se ci aggiungiamo tutti gli altri canali abbiamo chiaro il quadro che la discussione ruota attorno al concetto fondamentale della penetrazione nel pubblico e del suo convincimento.

Anni di governo e di polemiche tra destra, centro e sinistra, tra Quirinale e Palazzo Chigi, tra Monti, Bersani e Berlusconi, poi il ciclone finanziario, economico, le avventure e disavventure del lavoro, dell’istruzione, della produzione industriale,  il moltiplicarsi dei processi e il fiorire della corruzione. Fiorito, Penati, Lusi e Formigoni. Il Monte dei Paschi e Finmeccanica, lo spread, le promesse, i  fallimenti, gli errori dei tecnici, insomma tutto quello che abbiamo vissuto e sofferto alla fine si concentrerà nella scelta di un secondo, conterà meno dell’emozione di un momento, dell’umore con cui gli italiani si alzeranno la mattina del voto. E anche qui i sondaggi non lasciano dilemmi – ” Ci son due terzi degli elettori che non hanno dubbi. Il 66% sa cosa vuole. Gli altri hanno forti dubbi  e io credo che questa sia una campagna un po’ diversa dalle altre, cioè la tv è servita nel ’94 a Berlusconi per scendere in campo utilizzandola come primo mezzo di comunicazione, perché era un prodotto nuovo da vendere in tempi in cui la politica stava diventando marketing. Se hai un pro

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dotto nuovo da vendere usi la tv perchè la tv informa tutti i giorni l’80% delle persone”.

Il problema è convincere i dubbiosi. La televisione ha dimostrato di contare eccome, per Berlusconi che l’ha battuta palmo a palmo come per Bersani che non ha potuto farne a meno dopo averla snobbata senza risultato, per Grillo che l’ha usata con genio disertandola apposta per occuparla di fatto nei programmi e nei Tg, e per Monti che è diventato il nonno d’Italia austero e forse cinico. Considerando il 20% fisiologico che di fatto non voterà e che il restante degli indecisi sentenzierà all’ultimo momento c’è da domandarsi il perchè dell‘aumento degli indecisi. La riposta è semplice – afferma il politologo – “per la stessa ragione per cui è diventata importante nel ’94, perchè ci sono prodotti nuovi. Dal ’94 ad oggi abbiamo sempre votato due schieramenti, siamo stati tendenzialmente bipolari, pro o contro un candidato. Oggi ne abbiamo molti di più, alcuni anche nuovi e abbiamo anche soggetti politici che sono alternativi” .

In effetti il M5S raccoglie molti tipi di elettori, intercettando anche la protesta e molti di coloro che non vorrebbero votare. Poi c’è il professor Monti che ha fondato un suo partito e altri costretti all’alleanza, ma mai come in queste elezioni il messaggio è stato più importante del suo contenuto. E se poi ci aggiungiamo, e da non sottovalutare, il ruolo crescente dei social network, con parte di  italiani che si informano utilizzandoli per fare attività di  sensibilizzazione e promozione per mobilitare e comunicare con una parte competente della società, abbiamo l’altra faccia di novità di questa campagna elettorale. Il resto rimane ancorato e fedele al mezzo televisivo, che raggiungendo la maggioranza della popolazione può influenzarne l’opinione. Pochissimi usano i giornali come del resto le relazioni primarie tra amici e parenti. Dunque una delle ragioni per cui la televisione ha raggi

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unto un’importanza speculare non è soltanto dovuta al fatto che i partiti sul territorio non ci sono praticamente più, siamo in tempi in cui la democrazia pubblica è stata sostituita dalla televisione, ecco allora che il confronto o il monologo diventano estremamente importanti . “La tv è il luogo nel quale tu fai campagna elettorale – conferma Ilvo Diamanti – perché ti avvantaggia in modo tale da costruire un tuo quadro favorevole. Fare un faccia a faccia oppure un confronto a 3 o a 5 significa condizionare l’immagine presso i cittadini, significa allargare la competizione,  limitandosi a due al contrario significa rinunciare alla competizione  aperta”.  La tacita regola è che quando uno è in vantaggio non fa confronti televisivi per non incorrere nella possibile modifica dell’opinione pubblica.

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Risulta evidente che trovandoci difronte a una popolazione non  omogenea, il suo mercato elettorale venga raggiunto da media diversi e la televisione serve soprattutto quelli che non si informano attraverso giornali o internet, si capisce perchè da parte dei politici diventi fondamentale il suo uso o abuso.


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