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Tema: Gita a Tindari

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Tema: Gita a TindariProcedo dal mare azzurrino bistrato di viola che incontra tratti ancora più chiari e in fondo incontro l'indaco di Capo Milazzo. Allungato come un rettile, interrotto dall'alternarsi delle ciminiere non ha niente a che spartire con Marinello, i laghi affioranti sulla striscia di sabbia sottratta al mare per miracolo.Un miracolo voluto nelle atmosfere celesti tra schiere di angeli e cherubini, intorno al trono della Vergine. I cherubini li immagino veloci e impressionanti come i cavalli alati dell'Orlando Furioso e accoglienti di tante ali a sorreggere i salvati. Forse così salvò l'infante.

Sfuggì alla madre. Salì la pellegrina al monte carico di limpido cielo, sulle pietre antiche affioranti posava il passo. Aveva il cuore gonfio e il grembiale carico di offerte, ceri e fiori. E frutta da mangiare dopo la visita al santuario della Vergine Nera.Poco distante riposavano i fasti e le grida di attori, rimosse le maschere che ne avevano amplificato le voci.Aleggiavano ancora i canti e i fumi di fuochi sacri, dionisiache, preghiere propiziatorie agli dei di eventi favorevoli, lì, nella città greca antica, poco distante.Nell'aria carica di tanta umanità, l'immondo si fondeva al virtuoso, il piagato risanava al cospetto del Volto Santo, la Vergine Nera dal volto d'ebano che riluce sopra la tunica bianca ricoperta di stelle. L'officiante esalava tra l'incenso salmodie incomprensibili, ma la speme e l'ardore popolare sovrastava il salmodiare del prete. La folla cominciò ad accalcarsi numerosa davanti alla Chiesa incapace a contenerla, ondeggiava in ceri accesi, ginocchia striscianti in gramaglie vedovili, medaglie d'osso e anelli al dito con impresse i darroghiti dei defunti. Ma anche in gonne gonfie sotto i corpetti, camicie a quadri e facce annerite dal sole tra rughe bianchissime e cesti, portati sulle teste, sopra la truscia arrotolata. Celano sotto il panno che li copre pane nero, ricotte, quel che serve per il dopo, quando inizierà la festa, la danza che scioglierà il popolo e lo riporterà verso il peccato e la promiscuità.L'ardore e la speme di queste donne trasuda nei sentori che si mescolano e accumulano man mano che si ingrossa la massa umana, piangono in silenzio, ognuno il proprio personale dolore, bisogno, angustia, si stracciano le vesti al tuo cospetto, disperate.La faccia d'ebano impassibile sfiora gli sguardi imploranti, mostrando il Figlio al Mondo.La gente si agita in un moto d'onda e poi un grido.

  • L'infante!!!- Cascò, cascò.Segue un urlo disumano che ammutolisce ogni gola, coalizza ogni sguardo polarizzato, spinto da una forza fuori dal comune, verso la scogliera.
  • A figghia -
Il dirupo di rocce sul mare è una storia di mare che si infrange e flutti che inghiottono cristiani. Questo mare periglioso, che viene dal Nord, si carica delle procelle e dei venti raccolti oltre le isole del Vento, in filiera, al largo e le rimanda mutate verso le coste nostre.La figghia mia, Madonna, salvami la figghia.Si graffia la pelle fino a sanguinare e le braccia, corre come un'ossessa, si sporge. Ma mille braccia la tengono, pronta com'è alla tragedia.Il vento tace, il fragore cessa, affiorano, prosciugate dal mare, sabbie umide. Il mare si ritira come pronto a rincalzare con onde mostruose.Ma nulla accade.In fondo un puntolino bianco di braccine, mentre già una catena umana corre a salvarla.Madonna nera di Tindari e schiere di cherubini sorreggetemi mentre salto nel vuoto delle aspettative annichilita dal silenzio dei potenti, dal fuoco dell'attesa. Come in volo protesa contro questi scogli sorreggetemi. Salvami inconsapevole e innocente terra che accoglie il sacro dei secoli, il voto e la preghiera, il fuoco e l'offerta.Clotilde Alizzi


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