Io e la mia dolce metà abbiamo una casetta piccina picciò. Ingresso-salone, cucina e stanza da letto. L’ingresso-salone dispone di due scomodi divani con annessa tv, il vero focolare della casa. Ma la mattina dell’ otto dicembre il camino della casa si spegne per ben trenta giorni, si fa l’alberello di natale. Piango.In condizioni normali, umile e semplice famigliola composta da solo due persone, comprerebbe un semplice umile alberello, d’addobbare con semplici umili luminarie.Lei acquistò sequoia di natale artificiale che per ovvie ragioni di spazio viene depositata, dopo esposizione natalizia, presso cantinola del fratello, che ogni anno aspetta questo momento per rinfacciarti la custodia del mostro…”ma non potevate comprarvi una casa più grande? Ma non potevate affittarvi un garage? Ma non potevate prenderne uno più piccolo?”…ma non potevo restare scapolo.
La fatidica mattina dell’otto dicembre, come tradizione, crogiolandomi nel tiepido lettino, odo codeste uniche scontate parole urlate dall’ala nord della casa. Vabbè, insomma dalla cucina… “vai a prendere l’alberello stamane? Mio fratello ti aspetta!”
Oddio l’alberello. L’orrido cognato. Mi alzo, pisciolavovesto e vado bestemmiando in cirillico.Ho una station wagon, modello agenzia funebre ultimo grido. Ma proprio ultimo. Ribalto le sedute e si trasforma in comodo loculo. Vado a prelevare la salma.L’orrido mi aspetta con sorriso ineffabile… “si fa l’alberello stamane?! E vai. Per un mese me lo levo dalle palle!...ma non potevate prenderne uno più piccolo? Ma non potevate affittarvi un garage? Ma non potevate…” sgaso, sputo e impennando mi proietto a razzo verso casa.Parcheggio con difficoltà anche perché il peso specifico della sequoia mi impedisce la giusta visuale visto che la station wagon impenna che manco Valentino Rossi vittorioso al traguardo. Distrutto con due protrusioni discali che ballano l’alligalli e bestemmiando in arcaico riesco, mio malgrado, a trascinare in casa il mostro. Inizia il vero dramma!...segue montaggio.Prima fase. La base della sequoia. Un accrocchio costituito da 3600 pezzi di viti, rondelle, dischi in puro acciaio nichelato che manco una selva d’ingegneri della NASA riuscirebbero nell’intento… sudo… bestemmio… ri-bestemmio, sbuffo come una locomotiva ma passata un’ora la base accrocchiata è pronta per infilzare il mostro.Vi chiederete, ma lei dov’è? La mogliera che fa? In che si cimenta? È al telefono. Come da prassi, perchè inizia una serie d’interminabili telefonate familiari… “uhhh fai l’alberello???...uhhh lo fai come l’anno scorso???”in sequenza la madre, la sorella, l’altra sorella, la nipote, l’altra nipote, il fratello… “ma non potevate prendervi una casa più grande?...ma non potevate prendervi in affitto un garage?...ma non potevate comprarvi un alberello più piccino?...” ma non ti esplode il cordless tra le mani??!!Seconda fase. La distribuzione dei rami. Prima quelli con il cerchietto blu… poi tutti quelli rossi… poi tutti quelli arancio… driinnn telefono… tua sorella…. poi tutti quelli gialli… poi tutti quelli blu… drinnnn telefono… tua madre…. ho le vertigini! Mi gira la testa.Ho un fantasmagorico arcobaleno davanti agli occhi. Ogni ramo va aperto per bene e assestato con cura per non provocare disastrosi crolli. Ho sete. Sudo. Bestemmio in lingue non note… driiinnn telefono…. tua nipote…. e intanto, la sequoia di natale cresce… cresce… cresce… e la stanza si fa sempre più piccola… sempre più piccola… mi sento soffocare...aiuto… sfinito, alla trentesima telefonata, di “avete fatto l’alberello?” la sequoia sprezzante si erge maestosa in casa.Terza fase. Le luminarie. Un intreccio di 30 chilometri di fili e pisellini isterici. La tecnica è quella di mettersi addosso la filera ed iniziare a distribuirla girando intorno alla sequoia nella speranza di non impiccarsi nell’eroico tentativo. Attivate tutte le spine nella ciabatta di sorta si procede all’accensione. Al primo tentativo, salta il generale. Poi, quello della signora affianco. Poi, quello del condominio. Infine, si avverte un certo calo di tensione all’interno del perimetro del quartiere. Ma la sequoia s’illumina d’immenso.
Quarta fase. L’appallinamento.Sedicimila palline di varie sfumature che vanno sistemate in base alla gradazione delle tonalità… “questa è bianco sporco… dove va? con quella beige?” chiedo in preda ad un delirium tremends e con un filo di voce… “tesoro ma che dici? non vedi? va con quella melange! ...non arronzare come sempre!!!” cadono dal cielo santi mai visti in vita mia. San Cristallino, protettore dell’acqua effervescente, Santa Bandola, protettrice delle bande sonore, Sant Indrogo, protettore delle rotonde. Alleluia. Maestosità del creato.
Al calar del sole la sequoia è vestita di tutto punto. I pompieri vengono a fare una prova di carico e ci danno il permesso per l’esposizione per trenta magici giorni! Evviva.Sfilano tutti i parenti a visitare la salma, e tutti, dico tutti, fanno… “ooohhhhhh che bello!” ...tranne il cognato che dice… “ma non potevate farvi una casa più…” gli ficco il puntale in un occhio!Ora per un mese vedrò la tele dal pianerottolo fuori casa…sigh. I vicini, solidali e comprensivi, la sera mi portano sempre una fetta di panettone caldo. Viva il Santo Natale.AUGURIBobRoberto Testa