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Tema: Un giorno son finito sott'acqua - Seconda puntata

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Tema: Un giorno son finito sott'acqua - Seconda puntataSentivo una triste salsedine nello stomaco. Quel maiale era l’unico ricordo che avevo di mio nonno, incursore della Decima Mas, si immergeva per minare gli scafi inglesi e farli brillare. Dopo l’armistizio nascose il mezzo in cantina col cartellino caldaia da rottamare, per non destar sospetti. All’apertura del testamento, il notaio mi confidò che la  caldaia  di cui, fra i sogghigni dei parenti, venivo nominato erede, era qualcos’altro. A causa delle assassine della Costa Smeralda l’avevo persa ed ero ridotto ad un organismo monocellulare.Quale sarà il mio destino in codesto mare? mi chiedevo. Vorrei che qualcuno leggesse le mie carte, facesse ruotare il compasso per scoprire la mia rotta. All’improvviso un’anemone telepatica, con tanto di borsa della spesa, mi segnalò la presenza di un oracolo nei pressi di una grotta da presepe.  Entrando mi sfregai le pinne per non sporcare, un colpo di coda mi mise a sedere: era un delfino. Leggeva di tutto emettendo ultrasuoni: carte, cartine, cartucce, tetrapack, mp3, tarocchi e mappe del tesoro taroccate. Mi ritrovai spiazzato da sì profonda slinguata della fortuna. Abbracciai l’oracolo dèlfino e gli chiesi di mostrarmi il futuro. Il saggio, dopo un pippone sugli Willy che finiscono nel tonno del supermercato, e un altro sui pesci al cartoccio, esordì: lancia questi sassolini, son calcoli di balena, e ti dirò! Io vedo, vedo, vedo che sei in cattive acque, caro umano, a parte il fatto che ce l’hai nel fracco, fece il cetaceo, facendo i logaritmi per capirci meglio, in culo alla balena e buon viaggio!  Il consulto mi costò quattro aringhe e non mi convinse per niente, infondo se certi delfini finiscono nell’insalata di riso deve pur esserci un motivo. Tentai di consolarmi con un vongogelato ma davvero quelle palline di mollusco mi facevan venire il mal di mare. Era tempo di olimpiadi da quelle parti, tutti facevano festa e mangiavano di brutto. Gli anellidi gestivano una manifestazione immensa in cui primeggiava il salto con l’astice e a cui seguivano, due anni dopo, le olimpiadi dei surgelati. 


Era un tempo, quello, in cui me ne andavo mesurando quei profondi lidi e avevo voglia di fare un mucchio di cose sbagliate o quanto meno sbagliatine, con uno spruzzo di riprovevole illegalità. Entrai nel centro commerciale  L’Affondazione, era ricavato da una vecchia nave mercantile. Mi precipitai nel settore musica, un’orata mi accolse nel reparto sciorinandomi tutti i risultati della scatola. Negli ultimi anni avevano avuto un fattucchierato enorme e tutti i pagamenti in liquido erano stati rigirati in paradisi fiaschettali. Prima di svenire dall’oratura la interruppi. — Mi perdoni ma sono qui per un disco. — Mi dica, son tutta branchie. — Cercavo l’album Anytime di Alessandro Scopece, quello con Night on the beach. La zelante pescelessa, colta impreparata, impanicò, boccheggiante e ferita dall’amo della mia trubadorica questione. A quel punto mi allontanai, colto da un senso di salvaguardia della fauna marina. Vagai in una collezione di sexy polene gonfiabili e dopo pochi minuti approdai al reparto Oggetti umani? Meglio i vulcani! Un pesce clown intratteneva il pubblico mostrando la merce. Davantialla manifesta inspiegabilità di quegli elementi si rideva a piene branchie emettendo bollicine Perrier. Si trattava di cose a noi comuni: una scatola con i resti di pizza, posate sporche, un telecomando, un preservativo bucato, il pannolino di un bambino, le chiavi di una macchina, una siringa e un manifestino bordato di nero. La scena mi mise molta tristezza e rabbia. Quella popolazione sotto il livello del mare insultava la nostra millenaria e nobile cultura! Ci voleva una delle mie cose sbagliate o  sbagliatine, dotate di uno spruzzo d’affascinante illegalità! Fra quegli oggetti inanimati vidi che erano celate alcune superbe mollette da bucato in bambù, le cercavo al Crai da anni. In via Berthollet erano apparse e scomparse come un’esotica aura di pulito davanti ad un colombo morto. Impugnai tre mollette, me le misi nelle mutande, e mi avviai verso l’uscita. L’atto mi parve sì candido da farmi sentire in colpa e farmi accaponare le terga. Davanti all’oblò di uscita il sistema anticazzeggio mi individuò dalla mia nuotata dinoccolata da ragazzo della prateria. Il polipo giurato mi fermò, mi pregò di svuotare il pacco e di non provare a fuggire altrimenti mi avrebbe inchiostrato. Facendolo inoltre sarei finito dritto nelle fauci dell’antibipedismo. — Con tutti questi scodati che ci sono in giro, fece un vecchio sgombro, ormai non c’è più sicurezza. Dieci minuti, il lampeggiante di un pesce fluorescente, e mi ritrovai in squalomissariato. La cosa non sembrava mettersi bene. Lo squalomissario mi notificò un’accusa per furto con cazzeggio aggravato. — Quegli oggetti sono spazzatura, proferii, che per di più non appartiene alla vostra cultura! — Questo potrei pure capirlo, sdentò lo shark, ma l’aggravante peggiora la sua situazione. In più c’è da considerare il luogo di ritrovamento della refurtiva. — Eh? — Aver celato la refurtiva nelle mutande è considerato reato contro il patrimonio. — E quale? — Quello che rilascia la graziosa scia dorata che vi contraddistingue come specie, fece il pescecane, fissandomi intensamente in mezzo alle gambe. Il nostro governo ha siglato da poco Il protocollo dello Scroto proprio per evitare che simili fatti si ripetano. — Dunque… Stavo dicendo… — Mi dica signor Squalomissario. — Lei ce li ha i documenti? — Quali documenti? — Permesso di soggiorno balneare, boa antropometrica, tessera Simpatia? — Veramente no. Son finito qui perché mi si è inchiodato il maiale. Se lo son pappato le sarde. — A me non interessa cosa fanno i pesci piccoli. La spediremo in un centro di permanenza temporàgnea, prima di essere rimpatriato nel regno dei bipedi. Che cosa pensa lei? Che sia uno squalaquaraqquà? — Per carità! si figuri… — Non faccia il furbetto, ha già fatto il furtètto e non era un frutteto! In questo ufficio abbiamo nascosto un’anemone telepatica da 8 gigabyte espandibile con I-pod incorporato. Mi infilarono una spugna viva in bocca per ammutolirmi e mi bendarono con un’alga. Fui trasferito e privato di tutti i miei diritti, una telefonata, un avvocato. Bello il mare! Adesso capisco perché gli Snorky si erano estinti, pensai, devono essere diventati pericolosi oppositori. Max Ponte(Continua)


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