Svolgimento
1.
Calabria, 1985
La lattina di birra rotola veloce lungo la strada scoscesa. Il suo fragore fa voltare le vecchie sulle seggiole, davanti agli usci delle case. Sono l’anima del paese queste donne dai volti scavati, tutte uguali nei loro fazzoletti neri, nelle vesti lunghe fino ai piedi, affacciate sul mondo come se lo guardassero dal ponte di una nave, come se non fossero mare anche loro. Quegli occhi scuri hanno visto tutto, ma di fronte a una domanda si voltano altrove, e se lo trovi strano vuol dire che sei un forestiero, la gente del posto sa bene come vanno le cose sotto la barba dell’Aspromonte. I due bambini rincorrono l’improvvisato pallone sino a perdere il fiato, gli sguardi ebbri di vita che spera. La lattina arranca, ha incontrato una pendenza, poi un piede la blocca. La figura possente nasconde il cielo, è l’apparizione di un dio. Nino non ha bisogno di alzare gli occhi: riconosce l’uomo dalle scarpe, che pulisce ogni sera prima di coricarsi.«Papà!».La figura si china e gli parla sottovoce, con un tono di lama affilata. «Quante volte ti dissi di non giocare coi figli degli sbirri?».Il bambino vorrebbe piangere, invece si gira verso l’amico con un’aria corrucciata.«Rocco, devo andare a casa». L’altro, fermo a venti passi, accenna un saluto. Forse ha capito e forse no. Non sa ancora tante cose, alla vita bisogna dare il tempo d’insegnare.
2.
Velletri, 1999
«Avanti, entrate!». Il comando del brigadiere tuona più forte delle auto in transito sulla strada e del cicaleccio dei familiari accalcati all’ingresso. Chi fremeva aspettando quel momento s’infila subito all’interno, altri li imitano con più o meno voglia. Per ultimo resta un tipo magro con la faccia da bambino, a cui daresti quindici anni se non sapessi che ha almeno l’età per arruolarsi. Non vuole lasciare la ragazza. Alla fine si decide, stacca la mano un po’ alla volta, con le dita che si sfiorano i due innamorati sembrano Dio e Adamo nella Creazione di Michelangelo. «Mi raccomando, chiama oggi stesso!» una voce di madre. Spariscono oltre il portone, che scricchiola e si richiude pesantemente alle loro spalle, con un boato sordo che li stacca dagli affetti e dal passato. Davanti a loro c’è un grande cortile, nel mezzo un giovane dall’aria dura che li osserva, in attesa. Il caldo è forte, ma lui se ne sta impalato sotto il sole, tutt’uno con il suo berretto intonato alla divisa, una macchia scura nella piazza d’armi accesa di luce. Con un gesto imperioso chiama a sé il brigadiere, che si mette in testa alla fila e procede. Le reclute lo seguono, gli zaini a tracolla e il peso più grande nel cuore: i dubbi, le paure. Tutti guardano il giovane al centro del cortile, che con la posa marziale e l’espressione indecifrabile sembra proprio il destino. «È un ufficiale» attacca il solito ben informato. «Un tenente» gli fa eco uno che ha già visto quei gradi. Avanzano. Lo fa anche il tempo, cinque minuti e sono già stati inquadrati: messi in fila dal più basso al più alto, su una riga immaginaria che devono rispettare come se ci fosse davvero.«Vergognatevi, l’allineamento è una schifezza!» il brigadiere urla, non ne avrebbe voglia ma lo fa, il tenente è dietro le sue spalle per osservare e giudicare. «De Cello, non vedi che sei un metro più avanti della riga?».Il ragazzo nominato fa un passo indietro. L’effetto non migliora, ora sporge dall’altra parte. Non sta sbagliando nulla, è solo grasso, per quello occupa più spazio degli altri. Anche il brigadiere se ne accorge. «A te penso io» lo minaccia, se lo vede già in tuta a fare giri di campo sotto il sole. «Liguori, non sei coperto! Mettiti a posto!». La copertura: vuol dire farsi nascondere completamente dal collega che ti è davanti, solo così la fila è perfetta. Finalmente il caposquadra è soddisfatto, la massa informe comincia a somigliare a un reparto militare. Il tenente si avvicina, passa in rassegna la formazione guardando ogni allievo negli occhi come se lo volesse fulminare. «Benvenuti alla Scuola marescialli!» esclama poi a sorpresa. «Per essere qui avete superato un concorso, dovete esserne fieri. Ma non illudetevi, la vera selezione comincia adesso». Il seguito è un lungo copione di promesse buone e cattive. Saranno tutte mantenute.
Dedica dell'autore:
"Se tutta la colpa della Maestra - e dei suoi allievi - è stimolare la mente con i temi interessanti che ho letto in questo blog… evviva i colpevoli! Continuate così, chi più scrive meglio scrive. E da oggi, sappiatelo, avete un lettore in più "
Roberto Riccardi