Carlo Bastasin è solito scrivere articoli europeisticamente corretti. Da qualche mese a questa parte
rimprovera i tedeschi perché, a suo dire, non avrebbero motivo di irritazione per gli aiuti alla Grecia e ad altri Paesi malmessi. Non voglio stare a discutere sui vantaggi e gli svantaggi che i tedeschi hanno tratto e continuano a trarre dalla moneta unica. Ciò che mi interessa è concentrarmi sul discorso del guadagno che i contribuenti tedeschi trarrebbero dai prestiti alla Grecia.
Dato che gli interessi incassati dalla Grecia sono oltre il doppio di quelli che la Repubblica federale tedesca paga quando emette titoli di Stato, si tratterebbe di un grande affare che solo grezzi bevitori teutonici di birra oltre il decimo litro possono non apprezzare. Ci sono due problemi, a mio parere: il primo è che quegli interessi erano ridicolmente al di sotto di quelli di mercato e sono poi stati gradualmente ridotti (peraltro allungando notevolmente le scadenze), perché la Grecia non ce la faceva comunque a pagare. Questo comunque lascia ancora il carry abbondantemente positivo per i tedeschi. Il secondo è che gli interessi accordati alla Grecia sono andati diminuendo all’aumentare del rischio di insolvenza del debitore, ossia il contrario di quello che solitamente avviene nelle transazioni creditizie. Difficile che uno che presta soldi suoi si comporti in questo modo.
Last, but not least, Bastasin evita di affrontare lo stesso argomento con riferimento all’Italia, che pure è il terzo contribuente europeo negli aiuti alla Grecia, e subirà per questo un aumento del debito pubblico compreso tra i 31 e i 47 miliardi di euro. Quando vennero erogati i primi prestiti bilaterali, Bastasin era tra coloro che sostenevano la convenienza per i contribuenti italiani nel dare quegli aiuti, perché avrebbero reso interessi ben superiori al costo del debito pubblico di pari scadenza. Io all’epoca avanzavo le stesse perplessità espresse sopra.
Nei mesi successivi, però, mentre gli interessi alla Grecia venivano abbassati e le scadenze allungate per le sue note difficoltà, il costo delle emissioni di titoli di Stato italiani è schizzato verso l’alto, rendendo il differenziale di interessi negativo per il signor Rossi. E’ una cosa di cui si tende a non parlare nei mezzi di informazione, forse non tanto per evitare figuracce rispetto a quanto si sosteneva all’epoca (la memoria in Italia, si sa, è notoriamente corta), quanto per evitare che anche qualche italiano si svegli dal torpore e si accorga che gli aiuti alla Grecia sono un costo netto. Che si aggiunge ai salassi fiscali delle recenti manovre finanziarie, casomai non fossero abbastanza pesanti. source
di Matteo Corsini