§ Tempo Ikea §

Lo so che è qualcosa di diverso.
Che mai come questa volta è la relazione a dare la spiegazione del contenuto, è la relazione a condizionare le azioni e non le azioni a condizionare la relazione.
Quest'anno sono due gli affetti che ho enunciato al mondo.
Anzi, tre.
Uno fraterno, dichiarato come una resa di fronte al fatto che se uno è come un membro della famiglia non può essere giudicato oggettivamente, perchè la famiglia come la intendo io, è sangue, e ti accetta come sei, e non ha l'occhio efficacemente oggettivo per comprendere quando ti deve dare uno scappellotto, lasciarti perdere o abbracciarti e basta. Non sempre almeno.
Un altro amicale, di un'amicizia fatta di affinità, di stesso modo di parlare e di non farsi capire, stesso modo di essere affezionati alle abilità del proprio cervello, stesso cinismo che nasconde tante debolezze radicate nel passato. Amicizia di tempo e viaggi fatti insieme.
L'altro, è stato quello che non si riusciva a dire, è stato quello che spaventava, è stato quello che non si poteva dire nè per telefono, nè con un messaggio, nè mentre si era indaffarati a fare tutt'altro (tipo guidare  ). E talmente era forte che non si poteva dire ma solo mormorare e in forma interrogativa.
E tuttora, a dire il vero, non credo di aver fatto sufficiente pratica. Non lo dico ad alta voce, non lo dico con gli occhi alti, per lo più non lo dico. Lo tengo per me come fosse un segreto. Lo tengo per me perchè probabilmente c'è la credenza che all'aria si consumi, lo tengo per me perchè la transizione e l'oro in bocca mi rendono taciturna, più predisposta allo scrivere semmai che non al confidare.
Perchè per confidare, per lo più, mancano le condizioni, perchè prendere confidenza con il silenzio per me è sempre pericoloso, attraente, troppo attraente, il silenzio fa sempre da cantuccio caldo, noto e rassicurante. Cantuccio subdolo. A volte ti ci trovi pure se non era quello l'obiettivo della tua passeggiata.