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E' fatto assodato da generazioni di cervelluti studiosi che è con l'invenzione dell'orologio, in Occidente, durante il Medio Evo, che ha avuto inizio la rivoluzione della società moderna, ossia l'irruzione della società della crescita.
ORA ET LABORA (premessa stronza)
Non ho alcuna voglia di fare un excursus su come l'orologio, la scansione del tempo, l'economicizzazione dello stesso e via enumerando abbiano radicalmente trasformato la società, contribuendo in maniera netta ed evidente allo stato di cose attuali, nonché a tutta quella vastissima e variegata serie di brutture che la realtà ci spiattella in faccia ogni qual volta mettiamo il naso fuori dalla porta di casa. Non lo faccio perché altri, ben prima e con una maggiore conoscenza e dedizione, l'hanno fatto e dimostrato efficacemente. Secondo poi, non lo faccio perché se siete le persone vagamente serie che pretendete di essere frequentando queste pagine virtuali puzzone dovreste avere abbastanza tempo anche per ravanare nell'internet e trovarvi tutto il nécessaire per farvi un'idea di cosa stiamo parlando. Per cui, l'unica cosa che posso fare - concordemente alla mia proverbiale pigrizia - è mettervi qualche linkuccio a fine post, così i più estrosi potranno sbizzarrirsi.Ora parliamo di Gerberto d'Aurillac.
SILVESTRO II (premessa breve)
Che aveva fatto un patto col diavolo. O, almeno, così s'è detto e si continua a dire. Va be', se è per questo si dice pure che quando muore un papa dalla sua tomba escano litri d'acqua, quindi prendiamo un pò tutta 'sta roba con le pinze, senza cascarci come dei fessi.Il motivo per cui parliamo di lui è che sempre qualcuno dei sopracitati studiosi ha scritto da qualche parte che la messa a punto e il perfezionamento dell'orologio li dobbiamo a lui, ché aveva studiato in quel di Barcellona (ben prima che venisse sputtanata da tutta una generazioni di Erasmus) ed era venuto a contatto con tutte le diaboliche stregonerie meccaniche e numeriche dei sapienti islamici che governavano poco più a sud, e quindi s'è tutti immaginato che è per via della sua influenza che Gerberto a.k.a. Silvestro II ha introdotto (ma usiamo con molta cautela questo verbo) la divisione del tempo, dando via alla meccanica rivoluzione che avrebbe portato a una smania di dividere: dopo il tempo, s'è diviso il lavoro, s'è divisa la natura, i generi umani e tutta la compagnia cantante, col sommo risultato di produrre una macro ALIENAZIONE che ci rende oggi (in arrivo, con tono melodrammatico standard, una mini-filippica roboante e apocalittica sul binario due, ndr) i pacifici, sebbene passivi-aggressivi, automi spermatici che pullulano come zecche sulla terra, infelici, frustrati e sempre a corto di danaro per pagare i propri riprovevoli vizi.
la TESI (il tempo è denaro!)
Il tempo meccanizzato dall'incedere degli orologi è opprimente e irreversibile, trasfigura nell'astratto e condiziona la mente a un livello inconscio inimmaginabile. Il tempo trascolora in una dimensione di immutata omogeneità scevro da qualsiasi legame col reale vero e proprio.Lavoro, tempo, denaro funzionano come meccanismi complementari. La rarefazione del tempo da vivere, poi, è direttamente proporzionale all'allungamento della durata della vita, sfruttata in ogni suo nanosecondo per le esigenze del capitale, della materia, sacrificata al tempo che la comprime, la restringe, la spreme a seconda delle esigenze di un'astrazione pura. La nostra vita non diventa altro che un susseguirsi di occupazioni: mezzora per fare colazione, cinque minuti per lavarci i denti, due ore in palestra, sei ore davanti ad una scrivania in ufficio, due anni nell'azienda x, sei anni a vivere in una città y, otto anni alla pensione, e poi si muore. Difatti, l'idea di 'tempo libero', agognata e desiderata come un Sacro Graal, per alcuni diviene un imperativo inquietante e opprimente. L'uomo di oggi non vive più nel tempo, è vittima di un indefinibile senso di vacuità e ansia quando la sua vita non è scandita dall'ordine temporale. La liberazione nei confronti del tempo ci ha introdotto in un presente liquido, in una a-temporalità statica eppure continuamente in divenire, come se la nostra stessa condizione di mortalità venisse sospesa: ci pervade la sensazione di essere immuni all'invecchiamento, siamo provvisoriamente immortali.L'automobile simboleggia il male di vivere di questo secolo: il tempo del trasferimento viene annichilito. La velocità che si fa concreta coi trasporti rende reale una sensazione di 'tempo abolito', la durata del tempo fra il punto di partenza e quello d'arrivo non è più. Muoversi veloci (in auto, in discoteca, dove vi pare, insomma) elimina il senso dell'attesa, della durata, poiché lo spazio perde le sue dimensioni effettive: viene compresso. Per cui, sorge lecita la questione: dopo aver compresso tempo e spazio, sembra logico che il prossimo oggetto che scomparirà sarà il corpo, o no?In questo, logicamente ci viene in aiuto la tecnologia, l'informatica e l'irruzione del virtuale nel reale.Ore e ore passate sull'internet cosa sono?Su facebook, twitter e compagnia cantante la realtà vera dell'aria, del sole e della terra svanisce: il tempo è scandito dall'attesa per l'uscita del nuovo sistema iOS, dalle varie, sterili e inutili querelle fra personaggi più o meno in vista, commentatori e al contempo alfieri della nullità totalizzante dei tempi odierni, e via dicendo.
EPILOGO TRISTE (con accompagnamento di pianola meccanica)
In tutto questo, mi rimane da dire solo un'ultima cosa, ovvero che, in questa gara alla compressione del vivente e del reale in favore del latente e del virtuale, abbiamo dimenticato di considerare quei limiti fisici che la stessa scienza numerica ci ha insegnato a calcolare: non è possibile la crescita infinita in uno spazio finito. Quindi finitela di farneticare di ripresa della crescita (al 2%, che assurdità!), di nuovi spazi di lavoro. Se volete crescere smettetela di affannarvi con gli avvelenamenti industriali e le psicosì da stress lavorativo, perché non stiamo crescendo noi - non sto crescendo io, non sta crescendo lui e nemmeno quell'altro lì - tantomeno la società: sta crescendo il capitale, la materia inutile. E il capitale non respira, non ha un cuore, non ha talenti, non può fare esperienze e non può salvarci dall'autodistruzione.Solo noi possiamo salvarci da noi stessi (scusate la frase fatta da filmone hollywoodiano, ma dovete confessare che è catchy ed efficace), e non sarebbe male iniziare a rendercene conto, no?
[solo due link perché sono schifosamente pigro, ndr]unodue
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