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Non mi sono mai interrogata sul perchè questo semplice e primitivo gesto mi abbia sempre emozionata così tanto ma è sempre stato così: alla prima stretta mi sentivo (e mi sento tutt'ora) invadere da un'emozione fortissima e dalla voglia di proteggere per sempre chiunque sia il bimbo che mi si stringe al dito.
E forse il senso di questo gesto è proprio in questo: ricerca d'amore, contatto e protezione da parte del pupo/a e desiderio di protezione da parte di chi riceve quella stretta e non può fare a meno di giurare amore eterno a chi l'ha fatta.
Crescendo i bimbi acquistano consapevolezza e la stretta di mano, per quanto tenera, non è più quel riflesso irrefrenabile di quando sono appena nati, ha un significato, è una ricerca volontaria, una richiesta volontaria.
Tranne durante il sonno. Durante il sonno siamo emozione pura. Il nostro corpo vive solo di quello che sente, di contatto, di desiderio puro.
Quando ho dovuto smettere di allattare Princi (io che ero una di quelle che "io allattare mai!") ho pianto per un giorno intero per la fine di quel contatto così intimo e stretto con mia figlia. Mi vedevo già madre di un'adolescente che mi avrebbe odiata a cercare invano un contatto di qualsiasi tipo.
Poi mi sono convinta che saremo state in grado di trovare nuove forme di incontro e che non tutto era perduto.
Poi sono venute le carezzine al braccio prima di addormentarci e ho capito che devo godermi questi momenti al massimo, perchè forse passeranno e non è giusto rimpiangerli senza averli vissuti fino in fondo.
Mi commuovo ancora quando mi accarezza nel primo sonno, quando mi cerca durante l'incoscienza del riposo. Mi emoziona e mi riempie di orgoglio e amore sentire la sua manina che nel sonno mi cerca e mi stringe.
Sono un carattere di emozione, non posso farci nulla.
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