Lorenzo Sonego è torinese, classe 1995, la stessa di Stefano Napolitano e Matteo Donati, tanto per fare paragoni eccellenti. A differenza dei due “predestinati” del tennis piemontese, è arrivato tardi al mondo della racchetta: “Quando avevo 11 anni – ricorda oggi – e provenivo dal calcio. I primi approcci per la passione di mio padre, e alla Stampa Sporting. Il primo ed attuale maestro, Gipo Arbino”. Un tecnico che così ricorda quegli esordi: “Non sapeva neppure tenere la racchetta in mano, eppure intravedevo delle qualità in quel ragazzo. In poco tempo seppe distinguersi a livello regionale, nelle diverse categorie. Era però molto gracile. Ho sempre creduto nelle sue qualità e oggi, step dopo step, stanno venendo a galla. Ha fatto per ora una carriera atipica, con pochi tornei internazionali under disputati e pochissimi 10.000 $. Molti di più invece gli Open. I suoi margini di miglioramento, sia fisici che tecnici, sono enormi”.
Oggi quel bambino è diventato un ragazzone di 1 metro e 90 centimentri, classificato 2.3 ed affacciatosi da alcuni mesi al tennis internazionale, quello tanto affascinante e terribile dei futures: “Ne ho fatti sei in carriera – sottolinea Lorenzo – e negli ultimi due sono riuscito a qualificarmi”. Ieri è arrivato il match quasi perfetto, nel 1° turno di main draw nel 15.000 $ di Fano. Opposto a Federico Gaio, una delle promesse azzurre ad oggi inesplose ma pur sempre 353 Atp nell’aprile del 2012 (oggi è 410 del ranking mondiale), Lorenzo ha ceduto dopo quasi tre ore di lotta al tie-break del set decisivo: “Ho giocato un gran match – conferma il giorno dopo – e solo una palla ha deciso il confronto. Sul 4-4 del tie-break ho commesso un doppio fallo forzando peraltro la seconda. Gli ultimi due punti sono stati suoi. Per il resto ho giocato alla pari e questo mi da ulteriore consapevolezza nei miei mezzi. Nel set finale ero sotto di un break ed ho operato il contro-break sul 5-6. In qualificazione avevo battuto Pecoraro e Frigerio”.
Quali i prossimi tornei nella tua programmazione?: “La prossima settimana sarò a Pontedera, altro 10.000 $, in qualificazione. Quindi mi fermerò per alcuni giorni di allenamento e riprenderò con i tornei la settimana successiva, ad Appiano. Poi, seguito da Andrea Alviano o Gipo Arbino, altri futures in Romania”. Quale il segreto della crescita di questi ultimi mesi?: “Senza dubbio gli allenamenti personalizzati che sto facendo presso l’ACE Team di Volvera. Ci si sente giocatori veri e, pur faticando, si viene seguiti come professionisti”. Su che aspetti del gioco state lavorando?: “Devo migliorare di rovescio e nell’atteggiamento tattico, aumentando la propensione al gioco d’attacco e alla rete”.
Progressi peraltro già in parte compiuti: “Fino a due anni fa – sottolinea Gipo Arbino – il gioco di Lorenzo era prevalentemente di contenimento, da fondo. Migliorando fisicamente e mettendo a frutto il potenziale di cui dispone l’atteggiamento è cambiato ed i risultati stanno arrivando”. Diritto e servizio sono, ad oggi, le armi migliori del torinese, ma anche la mente dovrà fare la differenza: “Sono tranquillo e consapevole del lavoro che sto svolgendo. Ho fiducia”. Giocatori che ti piacciono particolarmente?: “Tsonga, perché interpreta il tennis in modo spettacolare, come piace a me”. Obiettivi immediati?: “Prendere punti ATP e fare attività. Solo così si può crescere, confrontandosi con i migliori e coloro che girano il mondo”.
Ad oggi lo definiamo la rivelazione di questa prima parte d’estate, in prospettiva rimaniamo alla finestra per registrarne i progressi: “Nell’ultimo mese è migliorato di un 20% – conclude Gipo Arbino – e prossimamente ne vedremo delle belle”. Parola di maestro che, la storia insegna, di giocatori entrati nel tennis internazionale, vedi Stefania Chieppa, Alberto Giraudo e Silvia Disderi, ne ha “prodotti”.






