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Tennis: Sara Errani allo Sporting per le premiazioni del trofeo Kinder

Creato il 16 aprile 2013 da Sportduepuntozero

Sara ErraniC’è sempre un sapore speciale nell’incontro tra il campione affermato e il giovane aspirante tale. Per entrambi. Da un lato il senso di responsabilità, nella consapevolezza di essere un modello di comportamento, dall’altro l’ammirazione e la speranza di arrivare un giorno ai massimi livelli. Sono le emozioni che hanno provato ieri pomeriggio al circolo della Stampa Sporting di Torino Sara Errani e le decine di tennisti in erba presenti alla premiazione del trofeo Kinder+Sport. Tra un autografo e una foto di gruppo, la prima giocatrice italiana (numero 7 WTA) si è tuffata nel suo passato: “Palleggiando con i ragazzi mi è tornato in mente il ricordo di me stessa da bambina, quando colpivo palline e cercavo di crescere. Il contatto con i più giovani è gratificante perché soprattutto in questi momenti ci si sente punti di riferimento; è una grande responsabilità”.

La 26enne romagnola ha ricordato le sue prime esperienze tennistiche “A due anni nel giardino di casa ho tirato i primi diritti e rovesci con mio padre e mio fratello” e le prime scelte di vita importanti, unica strada per diventare una professionista: “Mi trasferii per otto mesi all’accademia di Bollettieri quando avevo solo dodici anni. Poi, a sedici, cominciai ad allenarmi a Valencia, dove ancora oggi mi trovo benissimo. Devo ringraziare tutto lo staff (l’allenatore Pablo Lozano e il preparatore atletico David Andres) che mi ha sempre seguita e messa nelle condizioni per esprimere tutto il mio potenziale”.

A contatto con i ragazzi sono emerse la timidezza e la semplicità di Sara, umile e sorridente nella vita di tutti i giorni ma con grinta da vendere nell’impegno agonistico: “La mia piccola statura mi costringe a giocare con intelligenza ogni punto, correndo in ogni angolo di campo senza mai mollare una palla e sviluppando al massimo i colpi da fondo”. Ma il segreto per diventare campioni è riuscire a divertirsi in ogni momento, pensando a migliorarsi senza mai sentirsi appagati: “Anche quando il tennis diventa una professione l’aspetto del gioco deve rimanere quello principale. Non penso mai alla classifica o a chi mi sta davanti. La differenza la fanno i risultati e negli ultimi due anni ne ho ottenuti molti”.

Già, perché il 2012 di Sarita è stato semplicemente fantastico, con il best ranking, la finale del Roland Garros e le vittorie slam di doppio a Parigi e New York: “Il fatto di giocare con un’amica come Roberta (Vinci) è molto appagante. Sotto il profilo tecnico il doppio mi è servito per migliorare il gioco di volo. Iscriversi nei due tabelloni in tutti i tornei è molto impegnativo ma non mi pesa più di tanto”. E per la stagione 2013, cominciata con una nuova consapevolezza dei propri mezzi, il prossimo obiettivo si chiama Fed Cup: “Il match del prossimo week end sarà molto duro; la Repubblica Ceca è una squadra forte e compatta. Ho sempre sofferto la Kvitova ma sulla terra battuta spero di riuscire a imporre il mio gioco”. Magari divertendosi, e ricordandosi come lo sport sia soprattutto e innanzitutto un gioco.

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