Se dovessi dire ciò che più mi ha colpito del Giappone, o meglio cosa ricordo di più, a un anno e mezzo di distanza dal mio viaggio… senza dubbio penserei a quella estraniante sensazione di… non capire una mazza.
Ma come? direte voi… e Tokyo, il sushi, Kyoto, la fioritura dei ciliegi, i bento-box, i treni proiettile, i giardini, i ryokan, le Alpi Giapponesi?? tutto VERAMENTE stupendo, giuro, ci tornerei! però la prima cosa che mi viene in mente di quel viaggio è che ho trascorso 3 settimane a cercare di: decifrare ideogrammi nelle stazioni della metropolitana, capire il verso delle mappe publiche, capire dove scendere con il treno e via dicendo.
Ok, il personale degli alberghi parlava inglese. E c’era qualche scritta in inglese nelle stazioni dei treni e naturalmente in aeroporto… ma già nella metropolitana spesso si trovavano solo ideogrammi. Naturalmente il personale di servizio era estremamente gentile e disponibile ad aiutarci…sempre che riuscissimo prima a capirci. Perchè anche nella popolazione non è molto diffuso l’utilizzo dell’inglese. Quindi ecco, venendo dall’Italia, la cosa non mi colpiva più di tanto.
Semplicemente…era difficile capire e capirsi. E infatti, quando riuscivamo ad arrivare al monumento/tempio/palazzo che cercavamo, dopo aver vagato due ore e mezzo girandoci intorno (e giuro che non è questione di orientamento, perchè io sono pessima, ma Gabriele se la cava molto meglio di me!), o quando, ormai affamati e scoraggiati, riuscivamo a trovare il ristorante consigliato dalla Lonely comparando il numero di telefono sulla guida con quello dell’insegna (perchè almeno i numeri, ringraziando il cielo, sono arabi), più che turisti ci sentivamo Rambo in missione speciale.
Non potrò mai dimenticare il primo impatto con questa sensazione di essere tagliata fuori dal mondo: arrivati all’aeroporto di Osaka, ci dirigiamo alla stazione dei treni e chiediamo indicazioni per arrivare in centro. L’impiegato inizia a dire “Tennoji”. Ci guarda e ripete Tennoji. Io e Gabriele ci guardiamo e non capiamo. Gli mostriamo la cartina, lui ripete Tennoji, con una mimica praticamente inesistente, che non capivo se Tennoji volesse dire Benvenuti, oppure Non va bene, o Maledetti. Intanto si crea la coda dietro di noi, ma io non mi do per vinta e studio la piantina sulla mia fedele Lonely Planet. E finalmente trovo un tennoji!! OK, capito! bisogna CAMBIARE a Tennoji per raggiungere il centro. In fondo non era difficile. ci abbiamo impiegato solo 20 minuti a capire.
Da lì in poi è stato sempre peggio. Infatti è stato uno dei viaggi più epici e divertenti di sempre. Consigliatissimo, anche solo per provare cosa si sente a non capire assolutamente niente.