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Tensione Mosca-Ankara, si rischia una lunga guerra fredda

Creato il 01 dicembre 2015 da Mrinvest

Dopo le sanzioni della Russia alla Turchia, Putin accusa i turchi di coprire i traffici con il petrolio dell’Isis. E sale ancora la tensione Mosca-Ankara.

Tensione Mosca-AnkaraE’ il caso di dire che piove sul bagnato. Non bastava la già difficile situazione della guerra civile siriana e dei raid aerei sulle teste dei tagliagole dell’Isis da parte di americani, russi e francesi. Ci mancava pure una probabile guerra fredda che potrebbe scaturire dalla tensione Mosca-Ankara, sviluppatasi dopo l’abbattimento dei due jet russi da parte turca, costato la vita ad uno dei piloti.

Sanzioni durissime fanno salire la tensione Mosca-Ankara.

Dopo l’incidente, il Presidente Vladimir Putin ha firmato un decreto con sanzioni economiche durissime contro la Turchia, vietando l’importazione di alcuni prodotti turchi, ordinando alle imprese russe di non assumere personale turco a decorrere dal 1 gennaio prossimo (valido anche per i giocatori di calcio), stabilendo controlli nei porti russi sulle aziende di trasporto turche. Ha inoltre fatto sospendere i voli charter ed ha vietato alle agenzie turistiche di vendere pacchetti viaggio verso la Turchia, una destinazione primaria dei turisti russi. Un colpo durissimo per l’economia turca, che interessa il settore turistico, come pure quello delle esportazioni.

Accuse molto gravi di Putin di complicità tra Turchia e Isis.

Ma la tensione Mosca-Ankara sale ancora di più dopo che Putin, non solo non ha voluto incontrare il Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan a margine della conferenza Onu di Parigi sull’emergenza inquinamento, ma ha lanciato accuse molto pesanti sulla vicenda del jet abbattuto. Mosca, ha detto il Presidente, ha motivo di sospettare che l’aereo russo sia stato abbattuto per assicurare forniture illegali di petrolio dall’Isis alla Turchia.

Il petrolio è una delle risorse economiche più importanti per il Califfato e sarebbe proprio il traffico di greggio la ragione che ha spinto la Turchia ad abbattere un caccia russo al confine con la Siria la settimana scorsa. Circolano addirittura i nomi degli uomini coinvolti, e sono nomi pesantissimi, come quello di Necmettin Bilal Erdoğan, figlio del Presidente turco, che avrebbe alcuni interessi, dice il portavoce del Cremlino, negli scambi con l’Isis. Il Presidente turco ha detto di essere pronto a dimettersi se le dichiarazioni di Putin fossero confermate.

La tensione Mosca-Ankara e la crisi tra i due Paesi è ormai fuori portata, nel senso che ci potrà essere anche un tentativo di accordo, ma per il momento non si notano spiragli, neanche di colloquio. I toni sono andati oltre e siccome non si tratta di Paesi retti da pazzi dittatori, evidentemente dietro a tutto questo ci sono delle strategie ben precise.

Una frase così è quasi una dichiarazione di guerra, sicuramente da guerra fredda e da interruzione dei rapporti. E’ come se la Russia desse un ultimatum, facendo intendere che rafforzeranno i rapporti con i curdi, anche quelli che stanno in Turchia, temili avversari di Ankara.
E questo Erdoğan non se lo può permettere. O cede e chiede formalmente scusa o davvero sarà un lungo periodo di guerra fredda, tutto questo proprio ai margini della guerra civile in Siria e della lotta contro l’Isis, che intanto trasferirà la capitale da al-Raqqa a Sirte, in Libia, a due passi (udite! udite!) dall’Italia.


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